Santuario della Consolata
Da Redazione TorinoFree.it
Gennaio 18, 2016

A ridosso di via della Consolata, nel centro storico di Torino, si può ammirare il Santuario della Madonna della Consolata o Chiesa di Santa Maria della Consolazione, uno dei luoghi di culto più antichi del capoluogo piemontese.
Le origini della chiesa risalgono al V secolo, quando il vescovo Massimo fece costruire, dove c’era un tempio pagano, una chiesetta consacrata a Sant’Andrea con all’interno una cappella dedicata alla Vergine, che, verso l’anno mille, divenne sede dei Monaci Novalicensi, cacciati dalla Valle di Susa da parte dei Saraceni.
Secondo la leggenda, il 20 giugno 1104, il cieco Giovanni Ravacchio, proveniente da Briançon, arrivò a Torino in pellegrinaggio dicendo che la Madonna gli aveva chiesto in sogno di ritrovare l’icona conservata nella cappella, che era andata perduta.
Le autorità vescovili, all’inizio scettiche, riuscirono a recuperare l’immagine e Ravacchio, alla notizia, recuperò miracolosamente la vista.
Dopo l’evento miracoloso, la chiesa di Sant’Andrea fu restaurata, elevata al grado di basilica e l’icona vi fu collocata solennemente al suo interno, sotto la custodia dei Benedettini, che poi furono sostituiti dai Cistercensi.
Nel corso dell’assedio franco-spagnolo del 1706, i torinesi si raccomandarono alla Consolata per la propria salvezza e come ex voto furono posti, nei punti di maggiore importanza della città, una serie di piloncini recanti l’immagine della Vergine e l’anno dell’assedio.
Dopo il decreto napoleonico del 1802, i monaci dell’Ordine Cisterciense dovettero abbandonare il santuario che divenne una caserma fino al 1815 quando fu affidato agli Oblati di Maria Vergine, per ordine dell’arcivescovo Luigi Fransoni.
Nel 1835, per un’epidemia di colera, l’amministrazione cittadina fece innalzare la colonna oggi visibile sul piazzale adiacente via della Consolata.
Alla fine dell’Ottocento Secondo Pia, che era stato il primo a fotografare la Santa Sindone, scoprì, mentre stava per fotografare l’icona della Vergine, che una scritta alla base del dipinto lo identificava come Santa Maria de Popolo de Urbe, rivelando che era una riproduzione dell’artista Antoniazzo Romano, poi donata a Torino dal cardinale Della Rovere.
Molti tra i santi di Torino furono tra i visitatori del santuario, tra i quali San Giuseppe Cafasso, che vi venne sepolto, San Giovanni Bosco e San Leonardo Murialdo, che spesso erano tra i confessori dei pellegrini, mentre il Beato Giuseppe Allamano, fondatore dell’Istituto Missioni Consolata, ne fu il rettore dal 1880 al 1926.
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