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Novara Tra le risaie del Piemonte

Da Redazione TorinoFree.it

Agosto 16, 2017

Novara Tra le risaie del Piemonte

novara 1Tra il Terdoppio e l’Agogna, in quella zona ricca di risaie del Piemonte pianeggiante, si trova la città di Novara, le cui origini sono avvolte nella leggenda.

Forse la sua storia ebbe inizio con i Liguri nel V secolo a.C. e poi con i Galli Vertacomacori che, nel IV secolo a.C, invasero il basso novarese, per poi, con il nome di Novaria, essere una fiorente città romana, eretta come Municipium nel I secolo a.C. da Cesare.

Con l’Alto Medioevo, Novara vide l’arrivo prima di San Lorenzo e poi di San Gaudenzio, che fu il primo vescovo cristiano della città.

Nel 569 Novara venne occupata dai Longobardi, poi. sotto i Franchi, divenne sede di un comitato, ma continuò a dipendere, per cento anni, dalla vicina Pombia.

Durante la lotta per le investiture, Novara vide le sue mura abbattute dall’esercito di Enrico V, ma dopo sei anni fu lo stesso imperatore a concedere la ricostruzione delle mura e delle torri ai cittadini, che diedero vita al libero Comune di Novara, l’unica fra le città piemontesi in cui venne edificato il Broletto.

Nel XII secolo la città fu sconvolta dalla lotta tra i Ghibellini e i Guelfi, che termino grazie all’intervento dell’imperatore Enrico VII.

Verso il 1330 Novara divenne parte del ducato visconteo, poi passo nel 1448 agli Sforza e, dopo la fine del ducato di Milano, fu invaso dai Farnese e infine cadde sotto il dominio spagnolo.

Nel 1713 il trattato di Utrecht portò Novara a essere ceduta, con la Lombardia, all’Austria, ma nel 1734 i Savoia la conquistarono.

Occupata poi dai francesi nel 1798, dagli austro-russi un anno dopo e ancora dai francesi nel 1800, Novara tornò ai Savoia solo nel 1814.

L’ultima battaglia che vide la città in un ruolo importante avvenne il 23 marzo 1849 alla Bicocca, alla periferia della città, dove i piemontesi furono sconfitti dagli austriaci, ponendo fine alla prima guerra d’indipendenza italiana.

Cuore di Novara, da sempre, sono la Basilica di San Gaudenzio e il Duomo di Novara, che troneggiano nel centro storico della cittadina piemontese, oltre al Broletto, simbolo per secoli del potere comunale.

Costruita secondo un progetto di Pellegrino Tibaldi, la Basilica di San Gaudenzio ha una pianta a croce latina, tipicamente tardo rinascimentale e conserva numerose opere d’arte, tra cui un’antica cattedra vescovile.

Nello scurolo settecentesco è conservata l’urna d’argento con i resti di San Gaudenzio, patrono della diocesi, mentre la cappella del Santissimo Sacramento presenta otto tele secentesche del Fiammenghino, che rappresentano scene della vita di San Gaudenzio.

Il campanile fu opera di Benedetto Alfieri, mentre la cupola, edificata tra il 1840 e il 1885 da Alessandro Antonelli, fu realizzata in muratura e alla sua sommità fu posta una statua in rame dorato del Cristo Salvatore, opera di Pietro Zucchi.

A poca distanza, percorribile agevolmente a piedi troviamo il Duomo.

La storia del Duomo di Novara iniziò quando San Gaudenzio, nel IV secolo d. C, fece erigere un complesso che comprendeva la Basilica urbana, il Battistero, e la Domus Episcopalis. 

Tra l’XI e il XII secolo, la cattedrale fu demolita per essere sostituita da una nuova costruzione in stile romanico, che papa Innocenzo II consacrò il 17 aprile 1132, con una facciata affiancata da due torri che raccordavano le navate con i matronei. 

Nel 1580, per ordine del vescovo Francesco Bossi, fu demolita la vecchia abside, che venne sostituita da un nuovo coro a pianta rettangolare.

Verso gli inizi del Settecento, su un progetto di Benedetto Alfieri, la cattedrale fu gradualmente restaurata in stile barocco, mantenendo le sue strutture originarie.

novara 2Nella seconda metà dell’Ottocento Alessandro Antonelli progettò la nuova cattedrale e
nel 1857 venne demolito il quadriportico, poi ricostruito in forme neoclassiche, ma il progetto colossale rimase incompleto, infatti, non furono costruiti il transetto e il coro. 

Lungo il lato affacciato sulla piazza della Repubblica, l’edificio presenta un portico con colonne lisce e capitelli corinzi, chiuso da una cancellata e circondato internamente da un ulteriore porticato.

L’ingresso è sotto un pronao, costituito da quattro imponenti colonne scanalate, ornate da capitelli corinzi, che sorreggono un frontone di forma triangolare, mentre la chiesa è divisa in tre navate da colonne in stucco in finto marmo.

Nella navata di sinistra si trovano la Cappella di San Giuseppe, con una tela di Carlo Francesco Nuvolone raffigurante l’Adorazione dei Magi, la Cappella di San Gaetano, con la tavola cinquecentesca di Sperindio Cagnoli raffigurante l’Ultima Cena, la Cappella della Madonna delle Grazie e la Cappella di Sant’Agabio, che conserva i resti del santo novarese.

Il presbiterio conserva l’antico pavimento del duomo paleocristiano a tessere bianche e nere, mentre il coro è decorato da una serie di tele seicentesche del milanese Filippo Abbiati e di Melchiorre Gherardini.

Nella navata di destra si trovano l’altare di San Lorenzo Martire. la Cappella di San Benedetto con la pala del 1575 di Bernardino Lanino, la Cappella di Santa Caterina d’Alessandria, con la tele di Gaudenzio Ferrari raffigurante il Matrimonio Mistico di Santa Caterina e quella settecentesca della Madonna del Riscatto,  con un gruppo scultoreo di Giuseppe Rusnati.

Tra i due edifici sacri è posto il Broletto.

Il Broletto di Novara all’inizio era una corte recintata per lo scambio delle merci e le funzioni pubbliche nel cuore della città poi, dopo la Pace di Costanza nel 1183, il Comune di Novara vi fece erigere gli edifici per le assemblee e l’amministrazione della giustizia.

Il complesso del Broletto comprende quattro edifici, con una serie di portici al piano terreno che circondano un cortile, costruiti dal XIII al XVIII secolo con una ricca varietà di elementi architettonici e decorativi molto diversi tra di loro.

Il lato nord è chiuso dal Palazzo del Comune o dell’Arengo del XII secolo, mentre sul lato est si trova il Palazzo delle Corporazioni Artigiane o Paratici del XIII secolo e il lato sud, verso Piazza Duomo, comprende il Palazzo del Podestà e nel lato ovest il Palazzo dei Referendari edificati entrambi tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo.

Dalla metà del XVI secolo il complesso venne abbandonato, fino al XIX secolo quando iniziarono una serie di sporadici interventi di recupero, ma solo durante gli anni tra il 1926 e il 1936 ebbe inizio il lungo restauro del Broletto.

La sala dell’Arengo divenne uno spazio espositivo nel 1964, il fregio del cortile fu restaurato nel 1978 e la facciata del Palazzo dei Paratici fu riproposta al pubblico nel 1993.

Il complesso del Broletto dal 2011 è la sede della Galleria d’Arte Moderna Paolo e Adele Giannoni e di una serie di mostre temporanee.

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