La prima chiesa salesiana San Francesco di Sales
Da Redazione TorinoFree.it
Gennaio 12, 2016
Dopo sei anni dalla nascita dell’Oratorio, la Cappella Pinardi era diventata sempre più piccola per i tanti ragazzi che venivano a pregare oppure ad ascoltare la messa, al punto che Don Bosco propose la costruzione di una chiesa dedicata a San Francesco di Sales.
La posa della prima pietra della nuova chiesa avvenne il 20 luglio 1851 e i lavori terminarono il 20 giugno 1852, giorno della sua consacrazione.
Fino al 1868 la chiesa di San Francesco di Sales sarebbe stata il centro della nuova congregazione religiosa fondata da Don Bosco, i Salesiani.
Negli ultimi anni della sua vita la mamma di Don Bosco, Margherita, si sedeva negli ultimi banchi, a pregare con il suo Rosario.
Presso la chiesa nel 1854 avvennero due eventi fondamentali.
Il primo accadde mentre Torino era colpita da un’epidemia di colera che uccise più di tremila persone e vide come protagonista Mamma Margherita, che donò a un ragazzo, senza più nulla con cui coprire i suoi malati, la tovaglia dell’altare maggiore.
Il secondo risale all’8 dicembre e vide Domenico Savio, davanti all’altare dell’Immacolata, dire la preghiera “Maria, vi dono il mio cuore, fate che sia sempre vostro. Gesù e Maria, siate voi sempre gli amici miei, ma per pietà, fatemi morire piuttosto che mi accada la disgrazia di commettere anche un solo peccato”.
Due anni dopo, Domenico Savio, con i migliori ragazzi dell’Oratorio, fondò davanti a quell’altare la Compagnia dell’Immacolata.
Entrando dalla porta centrale, una grande tela del Crida sulla parete laterale destra raffigura la prima Messa di don Michele Rua celebrata in questa chiesa il 30 luglio 1860 con l’assistenza di don Bosco e come coadiutori don Giovanni Cagliero e don Giovanni Battista Francesia, che avrebbero celebrato lì la loro prima Messa il 15 giugno 1862, mentre sulla porticina laterale ci sono i ritratti dei conti Federico e Carlotta Callori di Vignale, benefattori e amici di don Bosco.
L’altare della cappella dedicata alla Madonna è rimasto come un tempo, mentre sono state ricostruite in marmo le due colonne di gesso che reggono il timpano e l’antica balaustrata in legno e sulla parete della cappella ci sono due quadri sulla vita di Domenico Savio avvenuti in questa chiesa, una visione di Pio IX che s’avanza con fiaccola verso gli anglicani inglesi e Domenico con alcuni amici che illustra il regolamento della Compagnia dell’Immacolata.
Oggi dell’altare maggiore, dono del dottor Vallauri, c’sono ancora il tabernacolo e l’altare con i ripiani per i candelieri, ridotti però da tre a due, benedetto da don Bosco il 7 aprile 1852, come centro della chiesa e dell’Oratorio, da dove spiegava ai suoi ragazzi che il fondamento della vita spirituale sono l’Eucaristia e la Penitenza, celebrati con impegno e con frequenza regolare.
Nel Museo delle Camerette è visitabile la storica balaustra in legno dell’altar maggiore, testimone delle comunioni di Mamma Margherita, Domenico Savio e dei salesiani della prima generazione.
Sulla parete destra del presbiterio è ritratta l’estasi di Domenico Savio dopo la comunione, mentre a sinistra, sopra la porta della sacrestia, c’è il mentore e amico di Don Bosco san Giuseppe Cafasso raffigurato in preghiera.
Presso la parete dell’abside un tempo don Bosco aveva collocato un ritratto di san Francesco di Sales, ora conservato nel Museo annesso alle Camerette, che poi fu sostituto con una statua del santo.
Sotto i due finestroni absidali, il Crida ha raffigurato san Francesco di Sales in atto di scrivere i suoi trattati spirituali, come nella storica tela di Enrico Reffo collocata prima da don Rua nella basilica di Maria Ausiliatrice e oggi conservata nel museo del Centro di Documentazione Storica e Popolare Mariana situato sotto la basilica dell’Ausiliatrice.
Nel coretto dietro l’altar maggiore, in cui erano collocati alcuni banchi, Domenico Savio teneva la preghiera di ringraziamento dopo la comunione, mentre la cappella di san Luigi, rimasta come ai tempi di don Bosco, era il luogo dove veniva ricordato ai giovani un grande modello di carità evangelica e castità giovanile.
Sulle pareti laterali della cappella due tele del Favaro mostrano da un lato Domenico Savio, Michele Magone e Francesco Besucco, i tre ragazzi santi di cui don Bosco scrisse la vita, e sull’altro Pancrazio Soave mostra al santo di Valdocco casa Pinardi.
Tornando verso la porta d’ingresso, lungo la parete sinistra della chiesa, due grandi quadri del Dalle Ceste rappresentano il sogno del 1846 dove la Vergine Maria mostrò a don Bosco la chiesa di san Francesco di Sales e la predicazione di san Francesco di Sales al popolo.
Sul fondo si può vedere l’orchestra che Don Bosco usò per la corale che aveva fondato e passata poi nelle mani di Giovanni Cagliero, che non fu solo un ottimo musicista, ma fu anche un grande missionario nella Patagonia della fine dell’Ottocento e negli ultimi anni della sua lunga vita divenne cardinale.
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