Il romantico Castello di Mazzè
Da Redazione TorinoFree.it
Febbraio 10, 2017
Il castello di Mazzè, situato nell’omonimo comune in provincia di Torino, si trova non molto lontano dalla Dora Baltea , sopraelevato su uno sperone, in una zona d’interesse faunistico, sui resti di un antico fortilizio di epoca romana .
La Rocca, secondo la leggenda, era la dimora di Ypa, la regina senza terre dei Salassi che si dice abbia svuotato nella Forra di Mazzè il Lacus Maior, lago che ricopriva in era quaternaria l’anfiteatro morenico della Dora Baltea, dando vita alle fertili terre del canavese orientale, ma facendo morire centinaia di schiavi e finendo bruciata viva sull’attuale panoramica.
L’attuale struttura del castello risale nella manica est al 1313 e in quella ovest al 1430, ad opera dei Conti del Canavese divenuti poi Conti Valperga di Mazzè, casata estinta nel 1840.
Gli altri proprietari furono i Conti Gandolfi Alliaga di Ricaldone dal 1841 al 1849, i Conti Brunetta d’Usseaux dal 1850 al 1919, i Ghelfi-Scaglia di Torino dal 1920 al 1959 e infine i Salino di Cavaglià, quelli attuali.
Da sempre luogo di grande prestigio, il castello ha ospitato personalità come Luigi XII d’Orleans re di Francia (1499), Francesco De Sanctis (1855), re Vittorio Emanuele II di Savoia, il Maresciallo di Francia Canrobert e Camillo Benso di Cavour (1859), lo zar Nicola II di Russia (1909), Benedetto Croce (1914), Benito Mussolini (1925), re Umberto II di Savoia (1938) e altre ancora.
Per la sua posizione strategica, il castello fu al centro d’importanti eventi storici, come la sconfitta dei Salassi contro i romani, fu nel 1641 una sede territoriale francese nella Guerra dei Trent’anni, con il Risorgimento divenne una base nella Seconda Guerra d’Indipendenza per l’offensiva franco piemontese contro gli austriaci e il 2 maggio 1945 i tedeschi vi firmarono la resa agli alleati.
Negli anni Sessanta saccheggi e speculazioni ridussero in rovina il grandioso complesso, ma un ventennale restauro dei Salino di Cavaglià sta restituendo il castello alla sua magnificenza.
Il percorso di visita parte dai giardini della Corte Nobile, che si aprono su splendidi panorami di tutto il Piemonte, tra la Dora Baltea, la pianura padana e le colline del Monferrato verso sud, il Canavese e il Gran Paradiso verso nord.
Poi si continua salendo la scala a chiocciola del Rivellino per visitare le dodici sale nobili e il Castello Grande o manica ovest, oggi aperto solo per delle visite guidate di circa un’ora, che era una casa forte a scopo militare e venne trasformato nel secolo successivo in un sontuoso castello per ospitare amici, parenti e illustri personaggi dell’epoca.
Sotto il Castello c’è il Museo Sotterraneo della Torture, realizzato nel 1999 in collaborazione con Amnesty International, che si snoda su cinquecento metri quadri tra prigione, sotterraneo romano, sala espositiva con Strumenti e Metodi della Santa Inquisizione, Cripta Celtica del X secolo a. C, salette di contenzione e cappella mortuaria, in un’accusa contro le tirannidi che nel corso dei secoli hanno abusato del terrore e della tortura per dominare i popoli.
Il cuore dell’antica tenuta è l’Oasi del Bosco Parco, recuperata e in parte trasformata nell’Ottocento dal Conte Eugenio Brunetta d’Usseaux.
Il suggestivo percorso dell’oasi si divide in piccole vallate alla scoperta di ambienti originali assai diversi tra loro.
Da una mulattiera al secondo tornante si arriva alla Sorgente dell’Amore, antico tempietto dove si dice il Conte passasse il tempo in compagnia di alcune fanciulle locali.
Proseguendo poi a mezza costa tra il sottobosco locale, si accede a un Belvedere da cui inizia la discesa nel cosiddetto Parco dei Principi.
Da lì il sentiero si fa tortuoso con lunghi viali di bosso secolare, fino al magico Bosco dei Bambù e alla Piana del Tumulo, che si dice fosse il luogo ideale per riti magici.
A poca distanza c’è un ponticello sospeso che porta alla romantica darsena sul lago, dove si può vedere la ricca avifauna locale, mentre a pochi metri un ingresso monumentale conduce alla Piana del Fiume, con il rudere della Chiesa di Santa Maria Maddalena del 1230, recentemente restaurato nella parte superiore.
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