Cappella Pinardi il seme dei Salesiani
Da Redazione TorinoFree.it
Gennaio 07, 2016
San Giovanni Bosco fa parte della storia di Torino, una storia che ha portato i Salesiani nel mondo.
Ai piedi della discesa che nel quartiere torinese di Valdocco degrada verso il fiume Dora, dove nel secondo Ottocento c’erano i primi opifici e varie cascine, s’incontra la Cappella Pinardi, la casa laboratorio, dove San Giovanni Bosco educava i ragazzi e progettava la nascita dei Salesiani, il grande ordine religioso che nella Torino dei Savoia fu fondamentale per molti.
Prima dell’arrivo del Santo di Valdocco, la tettoia era di Francesco Pinardi e dei suoi fratelli Giovanni, Antonio e Carlo Filippi, che la usavano come magazzino e officina artigianale.
Quando Don Bosco affittò la casa, il signor Pinardi la divise in tre locali, la cappella, uno stanzone stretto e lungo una quindicina di metri e due stanzette usate come sacrestia e come coretto e deposito.
Subito don Bosco arredò la cappella con alcune effigi sacre, simbolo di quella spiritualità e di quelle devozioni che diventeranno fondamentali all’Oratorio, l’altare arrivava dalla cappella dell’Ospedaletto, mentre in una nicchia nel muro a destra della porta d’ingresso era posta una statuetta di san Luigi Gonzaga.
L’allestimento era completato da quattordici quadretti della Via Crucis sulle pareti, 24 piccoli banchi e due inginocchiatoi, tendine rosse per le finestre, vasi di fiori e una lampada di cristallo presso l’altare.
Vicino alla cappella, sul culmine del tetto, in un rudimentale campanile, era collocata una campana donata dal teologo Ignazio Vola nel novembre del 1846.
Da subito il numero dei ragazzi dell’Oratorio di Don Bosco, affascinati dalle funzioni solenni, dalla musica e dai giochi, aumentò notevolmente, mentre vari sacerdoti collaboratori, che se ne erano andati nei mesi precedenti, ritornano ad aiutare don Bosco, rendendo la cappella cuore dell’Oratorio.
Molte personalità illustri di Torino visitarono l’Oratorio, come la marchesa Barolo, grande sostenitrice di don Bosco, Antonio Rosmini, filosofo e fondatore dei rosminiani e persino le guardie inviate dal marchese Cavour, padre di Camillo Benso.
Non mancarono gli eventi miracolosi, come la moltiplicazione delle ostie durante una festa della Madonna nel 1848 e quella delle castagne nel novembre 1849, sulla porta di cappella Pinardi.
Nel 1856 casa e cappella Pinardi vennero abbattute allo scopo di edificare un nuovo complesso, che divenne un refettorio per don Bosco e i primi Salesiani e ospitò Giuseppe Sarto e Achille Ratti che diventeranno rispettivamente i papi Pio X e Pio XI.
Nel 1927 don Filippo Rinaldi, terzo successore di don Bosco, trasformò il complesso in una cappella, a ricordo della primitiva chiesetta dell’Oratorio.
L’altare, ideato dall’architetto Valotti, è sorretto da quattro colonne di onice, con al di sotto un mosaico che raffigura l’Agnello immolato che redime l’umanità col suo sangue, mentre sulla parete una tela del pittore Paolo Giovanni Crida rappresenta la Risurrezione di Cristo, per ricordare la Pasqua 1846, quando Don Bosco inaugurò l’antica cappella Pinardi.
Ideato dalla scuola Beato Angelico di Milano, il tabernacolo, in rame sbalzato e smaltato, col simbolo del pesce e la scritta Emmanuel adorabilis e nella volta sopra l’altare, dominata dall’emblema eucaristico, si leggono le parole: Haec dies quam fecit Dominus: exultemus et lae temur in ea (Questo è il giorno che ha fatto il Signore: esultiamo e rallegriamoci in esso), con i simboli dell’uva e delle spighe, ripresi nella balaustra in ferro battuto.
Nell’arco antistante all’altare c’è la scritta Victimae paschali e nel sott’arco sono dipinte le allegorie dei sette sacramenti, mentre il secondo arco al centro della cappella, con l’antifona pasquale Regina Coeli, ricorda Maria modello di virtù con una serie di raffigurazioni allegoriche.
A destra dell’altare la statua della Consolata riproduce quella antica, collocata nella primitiva cappella nel 1847 e oggi nel museo delle camere di don Bosco, che nel 1856 venne regalata a don Francesco Giacomelli, antico compagno di seminario del santo, poi nel 1882 fu inserita in un pilone votivo ad Avigliana e nel 1929 venne restituita ai Salesiani.
Nelle volte ci sono i monogrammi di Cristo e di Maria circondati da rose selvatiche e passiflora, mentre una fascia di piccole croci partendo dall’altare avvolge tutta la cappella.
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