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Punti nascita in Piemonte: a rischio i servizi in cinque ospedali

Da Gianluca Rini

Febbraio 03, 2025

Punti nascita in Piemonte: a rischio i servizi in cinque ospedali

Garantire la massima sicurezza durante il parto è fondamentale. In Piemonte il tema è tornato all’attenzione generale. Da un lato, si cerca di proteggere le madri e i loro bambini attraverso reparti specializzati; dall’altro, occorre offrire soluzioni vicine a chi vive in aree geograficamente meno servite. Recenti interventi, riportati da diverse testate regionali, hanno sollevato delle domande riguardo alla sostenibilità di numerosi presìdi con pochi parti annuali, riaprendo una discussione che coinvolge autorità sanitarie e comunità locali.

La preoccupazione dei ginecologi

L’allarme proviene da chi opera sul campo, in particolare da autorevoli membri della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, i quali sottolineano che i centri con meno di 500 nascite all’anno non riuscirebbero ad offrire un bagaglio di esperienza sufficiente ad affrontare ogni possibile complicazione.

In quelle strutture, i medici avrebbero meno opportunità di mettere in pratica procedure d’urgenza e di mantenersi costantemente aggiornati, con inevitabili rischi per madri e bambini.

Le linee guida e le deroghe

La questione, in realtà, ha origini precedenti. Già nel 2010, un’intesa tra Stato e regioni prevedeva la chiusura dei punti nascita con bassi volumi di attività, consentendo eccezioni soltanto in luoghi difficilmente raggiungibili.

Queste deroghe, invocate da amministrazioni e cittadini, sono però diventate spesso consuetudine, poiché molte comunità percepiscono come insopportabile la chiusura di un servizio legato a un evento così significativo. Proprio per questo motivo, le regioni si trovano a mediare tra la necessità di garantire affidabilità clinica e il desiderio di rendere fruibili i servizi in modo capillare.

I dati in Piemonte e le ipotesi di riorganizzazione

Nel territorio piemontese, esistono esempi di grande rilevanza come l’ospedale Sant’Anna di Torino, che sfiora i 6.000 parti annuali, e casi di volumi ridotti, come Domodossola, dove i numeri sono molto bassi. Un recente dossier ha confermato che diversi presìdi si attestano sotto la soglia di 500 nascite, tra cui Verbania, Chieri, Vercelli e Casale Monferrato. Si è verificata la chiusura di alcune sale parto.

Alcuni ospedali, per assicurare un livello adeguato di assistenza, si sono organizzati facendo ruotare il personale tra più strutture, così da preservare una formazione costante.

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Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dall'Italia e le realtà delle città del nostro Paese fino alla tecnologia e a tutto ciò che riguarda la cultura.

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