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Le ‘Grandi Dimissioni’: il fenomeno che dagli USA sta investendo anche l’Italia

Da Federica Felice

Febbraio 21, 2022

Le ‘Grandi Dimissioni’: il fenomeno che dagli USA sta investendo anche l’Italia

Conosciute come Great Resignation o Big Quit, il fenomeno delle dimissioni in massa è figlio della situazione economica, pandemica e della rivoluzione dei valori sia dei giovani che degli adulti. Negli Stati Uniti, si sono registrati 4,53 milioni di licenziamenti volontari a novembre 2021 (Fonte Dipartimento del lavoro USA). E la cosa si sta replicando anche nel Bel Paese.

Le ‘Grandi Dimissioni’: la crescita del fenomeno in Italia

Sono milioni i cittadini nel mondo che pensano di abbandonare il proprio lavoro, magari di una vita e fare altro o dedicarsi finalmente alle proprie passioni. E l’Italia non è esclusa.

Secondo un’analisi calcolata nel periodo compreso tra aprile e giugno 2021, su 2,5 milioni totali di fine rapporti lavorativi, 484 mila sono state dimissioni volontarie. Questo dà risultati in aumento negli ultimi 3 anni:

  • +10% nel 2019;
  • +85% sul 2020;
  • +37% sul primo trimestre del 2021.

Lo stesso Ministero del Lavoro, a seguito di una ricerca sul periodo che va dal 1 aprile al 10 novembre 2021, ha elargito un enorme dato di licenziamenti volontari, pari a 1.195.875. Questo dato rispecchia un +23,2% rispetto allo stesso periodo nell’anno 2019.

Le cause delle Great Resignation

I lavoratori italiani, a seguito del lungo lockdown forzato e del tempo passato in casa lavorando in smart-working, hanno avuto il tempo e il modo di pensare e di valutare la propria vita e il loro lavoro.

Chi decide di mollare tutto e partire, per vivere in un Paese straniero e cambiare del tutto professione, magari aprendo una propria attività in località turistiche; chi decide di inseguire le proprie passioni e hobby per farle diventare il lavoro della vita. Oppure chi, già stanco delle attività di una intera esistenza, senza scopo e obbiettivi, decide che è il momento di cambiare.

I motivi che hanno spinto gli italiani ad abbandonare volontariamente il proprio lavoro, anche come posto fisso, vede alla base la mancanza di alcuni fattori:

  • una reale motivazione in quello che fanno;
  • prospettive di carriera adeguate;
  • un maggiore equilibrio fra vita privata e lavorativa che si traduce anche con maggiore flessibilità sul posto di lavoro.

Il tutto si può tradurre nella volontà e ricerca di un maggiore benessere personale, psico-fisico e di soddisfazione generale.

La pandemia ha radicalmente cambiato il modo di vedere e vivere il lavoro. È anche stato coniato un termine dagli USA: la Yolo Economy (You only live once), ovvero il concetto che si vive una volta sola e per questo bisogna fare ciò che fa stare bene e che soddisfi realmente.

Il periodo buio vissuto ha fatto sì che le priorità nella vita e lo stesso modo di viverla, siano cambiate e messe in discussione. Ed il lavoro, alla base di qualsiasi persona, è stato il primo fattore di cambiamento.

Da non sottovalutare ovviamente l’aspetto economico e personale sul lavoro anche, perni sui quali ruota la soddisfazione, le esigenze ed la felicità del lavoratore.

Ma le dimissioni volontarie sono un problema per le aziende?

Assolutamente sì. Questo perché ciascuna dimissione causa un costo aggiuntivo all’azienda stessa. Questo perché serviranno altri soldi e tempo per trovare un valido sostituto, magari dovendolo anche formare.

In America, è stato stimato che la perdita di un dipendente che guadagna circa 8 dollari/ora, fa perdere all’azienda cifre dai 3.500 e 25.000 dollari (Organization Science). Queste spese includono:

  • spese di assunzione;
  • formazione del ruolo lavorativo;
  • minore produttività iniziale;
  • produzione bloccata in attesa del sostituto.

Più in generale, elevati turnover nelle aziende, si traducono in maggiore stress per tutto i sistema e le persone coinvolte e ciò influisce in maniera negativa sia sui dipendenti affermati che sul sistema produttivo, portando così alla ‘rovina’ di un’impresa.

Uno dei punti cardini ed influenti delle necessità lavorative richieste dagli addetti, è proprio una maggiore flessibilità e comprensione sul lavoro. In smart working e di orario. Questo per poter conciliare i propri impegni e necessità tra lavoro e vita privata ed evitare un burnout prematuro anche.

Senza contare di inserire i lavori per obbiettivi con premi ad hoc e corsi di formazione o aggiornamento, in modo da far crescere la persona nel tempo, insieme all’azienda.

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Federica Felice

Formata come Interior&Garden Designer, ho frequentato un corso di giornalismo che mi ha permesso di prestare servizi come copywriter e ghostwriter. Sono curiosa di natura e, tra i diversi interessi, ho la passione per la fotografia e i libri/film gialli.

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