In Piemonte 333 docenti in meno: torna l’allarme classi sovraffollate
Da Gianluca Rini
Aprile 15, 2025

La riduzione delle risorse destinate alla scuola continua a far discutere e la questione del calo dei docenti appare sempre più rilevante. In Piemonte, le stime per il prossimo anno scolastico mostrano numeri in diminuzione: a settembre, infatti, risulteranno meno posti rispetto al passato.
La contrazione dei posti nella regione
L’assetto del personale scolastico, anno dopo anno, subisce una continua flessione e i segnali per settembre indicano un nuovo calo. Nello specifico, il Piemonte è in procinto di perdere 333 posizioni, cifra resa nota dall’Ufficio scolastico regionale nel corso dei lavori dedicati alla definizione dei contingenti.
La situazione non nasce esclusivamente dal decremento di circa 8mila iscrizioni in un anno, riconducibile alla riduzione delle nascite, poiché la legge di bilancio più recente prevede un taglio di 5.560 docenti su scala nazionale entro il 2025/2026. Con un totale di circa 43mila insegnanti, il Piemonte appare meno compromesso di altre zone, che registrano una caduta fino al 20% del corpo docente. Una volta abolite, queste cattedre non vengono ripristinate.
Torna l’allarme per le classi sovraffollate
In un contesto simile, il fenomeno delle sezioni sovraffollate poteva rappresentare un tema da risolvere proprio con la diminuzione del numero degli alunni. Il limite di 27 studenti per classe, secondo alcuni punti di vista, avrebbe potuto subire una riduzione, trasformando il calo demografico in un modo per promuovere gruppi più contenuti.
Invece, la capienza consentita resta invariata e, in determinati casi, supera persino quella soglia. Secondo il segretario generale della Uil scuola Piemonte, Agostino Colotti, si punterebbe soprattutto a risparmiare, sacrificando un comparto che rappresenta un pilastro per la società futura.
Mobilità del personale e precariato diffuso
Attualmente, i singoli istituti stanno definendo le risorse a disposizione, seguendo un processo informatizzato che si basa sul conteggio degli iscritti fornito dai dirigenti. Nonostante l’elevato numero di posti vacanti, è improbabile che gli insegnanti rimasti senza incarico vengano esclusi dal sistema. È più facile che siano costretti a spostarsi presso un’altra scuola, purché nella stessa provincia.
Questo fenomeno è legato anche al fatto che almeno il 25% delle posizioni è spesso occupato da personale precario, impiegato attraverso contratti di supplenza.
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Gianluca Rini
Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dall'Italia e le realtà delle città del nostro Paese fino alla tecnologia e a tutto ciò che riguarda la cultura.