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Parco Dora Torino: un parco urbano tra industria e natura

Da Isan Hydi

Aprile 03, 2023

Parco Dora Torino: un parco urbano tra industria e natura

Se si è alla ricerca di un luogo fuori dal comune che coniughi industria e natura in modo innovativo e originale, il Parco Dora di Torino è la meta giusta. Si tratta di uno dei polmoni verdi del capoluogo piemontese che sorge sulle rovine di una zona industriale.

Le origini del Parco Dora di Torino

Il Parco Dora di Torino si trova tra le Circoscrizioni 4 e 5 di Torino, in una zona della città chiamata Spina 3. In quest’area, che si estende per 456.000 metri quadrati, fino agli anni Novanta del secolo scorso, si imponevano sul paesaggio cittadino grandi stabilimenti industriali, favoriti nelle loro attività dalla vicinanza con la ferrovia e con il fiume Dora Riparia.

Fiat, Michelin, Savigliano e Paracchi sono le aziende che dalla fine dell’Ottocento hanno operato nell’area Spina 3 di Torino, progressivamente dimessa verso la fine del Novecento. Dove un tempo sorgevano imponenti stabilimenti, adesso si estende il Parco Dora.

La riconversione ad area verde è iniziata nel 2004, quando l’architetto Jean-Pierre Buffi e il paesaggista Andrea Kipar sono arrivati in città dopo aver vinto un concorso internazionale che ha affidato loro l’incarico di coordinare gli interventi nella vasta area urbana della Spina Centrale.

Il progetto del parco viene inserito tra quelli da realizzare in occasione dei 150 anni dell’Unità di Italia, siamo nel 2007. L’inaugurazione del Parco Dora, sebbene completo di soli tre lotti su cinque, è datata 2011.

La versione definitiva del Parco Dora conta cinque Lotti, ognuno dei quali ha preso il nome di uno stabilimento industriale che per circa un secolo ha occupato l’area: Vitali, Ingest, Valdocco (ovvero le tre Ferriere Fiat che sorgevano in corrispondenza dei rispettivi lotti), Michelin e Mortara.

Il polmone verde di Torino è postindustriale

Sebbene si tratti di un parco postindustriale, il Dora è uno dei polmoni verdi più vasti di Torino, dopo il Parco della Pellerina. Prende il nome dal fiume che lo attraversa, il Dora Riparia.

Il fiume è uno degli elementi principali del parco. Innanzitutto, fu una delle principali ragioni – assieme alla vicinanza con la ferrovia – che nell’Ottocento spinsero Fiat, Michelin, Savigliano e Paracchi, a scegliere l’area Spina 3 di Torino per i propri stabilimenti industriali.

Ad oggi, nonostante non ci siano che le rovine dei suddetti edifici produttivi, il fiume Dora Riparia è uno dei fiori all’occhiello del Parco postindustriale, anche grazie al processo di riqualificazione delle sue sponde. Queste ultime, per un breve tratto a sud, sono anche accessibili.

La valorizzazione delle sponde del Fiume Dora Riparia rientra nella più vasta iniziativa torinese: “Torino Città d’Acque”, la quale prevede anche la realizzazione di un percorso ciclopedonale che collegherà le altre tratte riservate ai velocipedi lungo il corso del fiume all’area di Spina 3.

Restando ancora all’interno del parco postindustriale, il ponte monumentale Amedeo IX – poi ribattezzato “Ponte vittime dell’immigrazione” – è stato completamente pedonalizzato con l’inaugurazione del parco, ed è possibile attraversarlo per passare da una parte all’altra del fiume.

Punti di interesse del Parco Dora di Torino 

Nel Lotto Vitali del Parco Dora si trova la tettoia che accoglie ogni anno numerosi eventi. Tra questi spicca il famoso Kappa FuturFestival, il festival annuale italiano della musica techno che si svolge a Torino nel mese di luglio.

Il Lotto è un importante punto di riferimento anche per gli sportivi, poiché al di sotto della grande tettoia si trovano svariati campetti da gioco (pallavolo, basket, tennis, calcetto) che vengono utilizzati durante le manifestazioni sportive. Una rampa per gli appassionati di skate completa lo spazio multifunzionale attrezzato del Lotto Vitali.

Simbolo del Parco Dora sono i cosiddetti piloni-alberi: si tratta dei piloni delle ex ferriere che oggi si ergono tra le aiuole del parco postindustriale come se fossero alberi.

Un ulteriore elemento di grande interesse – nonché uno dei tratti distintivi del parco postindustriale – sono i coloratissimi murales. La street art del Parco Dora di Torino ha visto un notevole incremento soprattutto negli ultimi anni. Le vaste pareti verticali sono il terreno ideale per la proliferazione di questa espressione artistica. Tra le numerose opere del parco spicca il murale dedicato a Bobby Sands, l’attivista e politico irlandese che ha perso la vita in carcere. Sands ha portato avanti uno sciopero della fame in segno di protesta contro il regime carcerario a cui vengono sottoposti i detenuti repubblicani.

Proseguendo, e andando oltre il giardino dei piloni delle ferriere, ci si trova davanti alla Chiesa del Santo Volto, una cattedrale dall’aspetto alquanto insolito nel suo post industrialismo. Infatti, il campanile di questa chiesa è una vecchia ciminiera. L’opera porta la firma dell’architetto svizzero Mario Botta.

Infine, ma non meno importante – trattandosi del simbolo distintivo del Parco Dora, spesso usato come vero e proprio logo – è la Torre Evaporativa del Lotto Michelin. Si tratta di una costruzione alta 30 metri realizzata a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta: veniva usata come impianto refrigerante per l’acqua. Il Parco Dora è un esempio perfettamente riuscito di come si possa recuperare le aree industriali abbandonate e riconvertirle in un luogo di ritrovo cittadino dove passeggiare, fare sport, e trascorrere del tempo di qualità circondati dalla natura. Le costruzioni ancora presenti e riconvertite a monumenti fanno del parco postindustriale di Torino una vera e propria opera d’arte a cielo aperto da visitare assolutamente.

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Isan Hydi

Direttore responsabile di Torinofree.it, giornalista e fondatore di Rankister.com e Wolf.agency , esperto in Digital Pr e link building, scrive notizie di attualità e curiosità dal mondo.

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