Torino in lizza per ospitare Spaghetti Open Data? Perchè il tema dei dati liberi è così importante.
Da Redazione TorinoFree.it
Ottobre 12, 2013
Spaghetti Open Data è una community nata nel 2010, creata da cittadini interessati al rilascio dei dati pubblici in formato aperto, per facilitarne il riuso. Non un’entità ma una discussione aperta a tutti, dopo il primo raduno fortunato a Bologna, per gennaio Torino si candida come prossima città ospite.
SOD è nata nel 2010 con la sola regola di voler essere parte di un cambiamento, di fare qualcosa per migliorare il sistema open data italiano. Alcuni di loro sono data journalists, alcuni blogger, altri funzionari pubblici e altri ancora civic hackers. Ma le discussioni sono aperte anche a semplici curiosi. Dopo tre anni e un raduno fortunato in quel di Bologna, con tanto di corsi di formazione, al momento la mailing list creata conta 640 iscritti, 1.353 discussioni e più di 10.000 threads.
Torino non si lascia sfuggire l’opportunità di poter ospitare il raduno, la Regione Piemonte, la Città di Torino, il tavolo open data della Direzione Innovazione e il Comitato Torino Digitale approvano la candidatura della città, con una serie di plus tra cui strategie, squadre e competenze.
L’idea è nata da Alberto Cottica, che attualmente si occupa dell’Online Citizen Engagement presso il Consiglio d’Europa in qualità di consigliere. Cottica promuove la trasparenza delle politiche pubbliche ed è esperto di politiche collaborative e online. Per chi cerca informazioni la rete di dati pubblica e libera (e condivisa dal gruppo su Google) è uno dei più grandi strumenti di chiarezza sul web e inoltre uno spunto per chi si riconosce nell’attivismo civico.
Non solo programmatori in Spaghetti Open Data, ma anche chi preferisce un approccio più semplice, per chi è interessato a correggere dati e a fornire quindi un servizio al Paese in cui vive, in ottica europea. Gli hackaton organizzati dal SOD sono creati proprio per questo motivo, avvicinare chiunque sia interessato, provvedere a spazzare via quella paura dell’aspetto tecnico che a volte prevale sul dovere sociale.
Il fenomeno Open Data non è certo un qualcosa di marginale, anche in Italia. Numerosi siti e organizzazioni come Datagov.it (iniziativa italiana che promuove l’Open government e l’Open data nella pubblica amministrazione italiana) e il primo corso in Open Data Journalism istituito dall’organizzazione di giornalismo investigativo e da Radio Radicale ne sono la prova.
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