Torino, ‘Sunt Lacrimae Rerum’, opere della Collezione Sandretto Re Rebaudengo
Da Redazione TorinoFree.it
Maggio 31, 2013
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta Sunt Lacrimae Rerum: una selezione di opere della Collezione Sandretto Re Rebaudengo.
La mostra propone un focus sulla scultura contemporanea intesa sia come medium, sia come strumento per esplorare il mondo degli oggetti, e le particolari relazioni che intratteniamo con le cose. La citazione dell’Eneide che dà il titolo alla mostra sottolinea il carattere malinconico che spesso caratterizza questo rapporto, il senso di desiderio e di perdita che deriva dall’associazione tra gli oggetti e la memoria del passato. Allo stesso tempo, le parole che Virgilio fa pronunciare ad Enea, letteralmente traducibili con “sono le lacrime delle cose”, insinua l’idea di una emotività degli oggetti, di una inquietante vitalità presente nelle cose inanimate, come se queste non fossero solo guardate, ma potessero restituire lo sguardo.
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Informazioni utili
La Fondazione si trova in via Modane, 16 a Torino. si potrà visitare la mostra dal 08/05/2013 al 15/09/2013
Orari
Giovedì: 20.00-23.00 ingresso libero.
Venerdì-domenica: 12.00-19.00.
Lunedì-mercoledì: chiuso.
Tariffe
Intero: € 5,00
Ridotto: € 3,00
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Martin Boyce (Scozia, 1967) crea malinconici poemi visivi, il cui vocabolario deriva dalla storia del design e dell’architettura modernisti. Gli oggetti di cui si appropria, spesso classiche icone del design, sono privati di una funzione d’uso, e nella complessa manipolazione dell’artista sono trasformati in oggetti carichi di simbolismo, un portato politico ed estetico che viene posto in relazione con il presente. Il rapporto tra oggetti, corpo e spazio è al centro del lavoro di Markus Schinwald (Austria, 1973), che dà vita a immagini conturbanti e situazioni surreali. Trisha Donnelly (USA 1974) crea lavori dominati dall’enigma, difficili da definire, sospesi tra figurazione e astrazione, tra visibile e invisibile. Anche quando saldamente scavate in materiali pesanti come il marmo, come nel caso del lavoro in mostra, le sue opere sono sempre evocative di uno spazio altro. Alex Hubbard (USA 1975) mette in scena l’atto artistico, proponendo uno sguardo ironico sulle regole e il linguaggio scultoreo. La sua opera è una video-scultura, in cui diversi oggetti comuni divengono gli attori di un piano sequenza che ruota attorno ad un piedistallo usato come palcoscenico. La ricerca di Klaus Weber
(Germania 1976) si concentra su quelle forze naturali e principi generali, di ordine scientifico e culturale, su cui si basa la società, assunti condivisi che l’artista insidia mettendo in gioco forze contrapposte, irrazionali o arcaiche, quali animismo, sciamanesimo, riti pagani. Una serie di 32 maschere mortuarie, ritratti di personaggi del passato o del presente, reali o immaginari, un catalogo inquietante e commovente della natura umana. Le fotografie di James Casebere (USA 1953) trasportano lo spettatore in ambienti architettonici ambigui e surreali. Anche nel lavoro di Becky Beasley (Uk 1975) il rapporto tra scultura e fotografia è un tema centrale. Qui lo sguardo fotografico si ferma su oggetti di uso comune, di cui vengono moltiplicate prospettive e modalità di esistenza, anche in riferimento a una fitta trama di rimandi letterari, incentrati sulla storia dell’arredamento e del design. Gli oggetti che fotografa sono infine distrutti, facendo delle foto la testimonianza.
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