Infiniti pezzi di cuore ad Almese
Da Redazione TorinoFree.it
Aprile 24, 2018
Il Ricetto di San Mauro ad Almese, in provincia di Torino, è un luogo dove il castellano raccoglieva i raccolti delle campagne dovute all’abate come beni in natura o diritti di decimazione, ma ora, dal 20 aprile al 13 maggio, ospita la mostra Infiniti pezzi di cuore di Manuela Scalenghe e Francesco Blaganó, che parlano di famiglia.
Le loro opere sono un gioco accattivante che permette all’uno di trovare l’altro, sfruttandolo, completandolo, arricchendolo, rendendolo unico come una famiglia, in un tempo dove l’arte spesso si ripropone simile a se stessa.
Nel corso della mostra ci sono laboratori ludici e teatro, per rendere al meglio l’idea di famiglia nel modo più classico.
Il primo documento sul ricetto di San Mauro risale al 1029, quando il Marchese di Torino Olderico Manfredi donò un terzo dei suoi possedimenti valsusini all’Abbazia di San Giusto in Susa, inclusa la curia di San Mauro, allora una chiesa con campanile, costruita su di un affioramento roccioso.
Tra il 1281 e il 1285 la curia divenne un borgo fortificato, mentre il campanile era la torre che ancor oggi è visibile, con le funzioni di magazzino di derrate alimentari, sede di tribunale e archivio dei monaci.
Dell’antico campanile, oggi una torre alta 26 metri, resta la suddivisione in sette piani, legati da una scala fino alla sommità panoramica, segnati da archetti pensili in cotto e da marcapiani a dente di sega, mentre la guglia piramidale in laterizio fu sostituita da una parte sopraelevata e merlata, poi le aperture furono chiuse e ridotte a feritoie.
L’attuale ponte in muratura sostituisce quello del XVII secolo, costruito dove esisteva il ponte levatoio, risalente al XIII secolo.
Del fossato che circondava tutto il borgo, tranne il lato Ovest, dove fu costruita una base realizzata con riporto di terra trattenuto da un muro di scarpa, oggi è visibile solo la parte Nord Ovest, mentre della prima cinta muraria che racchiudeva la chiesa e il campanile ci sono solo alcuni merli guelfi e la seconda cinta muraria esterna, alla quale sono addossate le abitazioni, difendeva anche la parte rustica che era il ricetto.
Col crescere del borgo di Almese lungo il corso del torrente Messa e con la soppressione dell’Abbazia di San Giusto in Susa, nel 1772, il ricetto perse progressivamente d’importanza, degradato a residenza agricola sempre più frazionata fra più proprietari.
La parte merlata fu acquistata nel 1889 da Battista Truccato, scalpellino, che trovò una pergamena dove si accennava a un tesoro nascosto in una galleria proveniente da ponente e che arrivava fin sotto la torre.
Convinto della veridicità dello scritto, Truccato scavò nella roccia un cunicolo per intercettare questa ipotetica galleria per circa 16 metri senza esito dal 1913 al 1918, anno della sua morte.
La galleria divenne poi un luogo di rifugio durante le incursioni aeree della seconda guerra mondiale.
La torre e il ricetto sono stati al centro di un intervento di restauro e ristrutturazione completato alla fine del 2006 e oggi sono diventati uno spazio espositivo e sede di eventi culturali.
Informazioni e visite guidate si possono avere telefonando al numero 3421525330.
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