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Cosa penso della esclusione di Tony Effe da qualunque concerto con fondi pubblici

Da Claudio Pasqua

Dicembre 20, 2024

Cosa penso della esclusione di Tony Effe da qualunque concerto con fondi pubblici

La recente esclusione di Tony Effe dal concerto di Capodanno al Circo Massimo di Roma ha aperto un dibattito acceso, centrato sull’utilizzo dei fondi pubblici per eventi culturali. La decisione è stata presa dal Comune di Roma in risposta alle polemiche riguardanti i testi delle canzoni del rapper, ritenuti da molti sessisti e misogini, oltre che poco adatti a un evento sponsorizzato con risorse pubbliche.

Il sindaco Roberto Gualtieri ha spiegato che non si tratta di censura, ma di opportunità: “Non parliamo del diritto sacrosanto di Tony Effe di esprimersi e di fare concerti a Roma, ma dell’opportunità di utilizzare risorse pubbliche dell’amministrazione e quindi dei cittadini per fare di lui uno degli ospiti del concerto di Capodanno al Circo Massimo.”

Questa vicenda richiama l’attenzione sulla responsabilità delle istituzioni nel promuovere espressioni artistiche che riflettano valori educativi e inclusivi. La scelta degli artisti per eventi finanziati con denaro pubblico non può prescindere da una valutazione dei messaggi culturali che vengono veicolati, considerando l’impatto che tali eventi hanno sul pubblico, soprattutto sui giovani.

L’equiparazione di Mozart a Tony Effe: una riflessione

Tra i commenti emersi, c’è stato chi ha tentato di equiparare le critiche a Tony Effe a quelle che si potrebbero rivolgere a Wolfgang Amadeus Mozart (sic!), noto per aver usato termini scurrili in alcune lettere personali. Tuttavia, questo paragone risulta forzato e fuori contesto.

Senza tracciare parallelismi esagerati e sproporzionati (se fosse vivo oggi Amadè, qualunque artista dovrebbe come minimo baciare il terreno su cui poggiasse ogni suo passo), ricordiamo che le espressioni volgari di Mozart erano confinate alla sfera privata (lettere indirizzate alla moglie o ad amici stretti) e non facevano parte della sua produzione artistica o della sua immagine pubblica. Oggi parleremmo di diritto alla privacy.  Al contrario, l’ostentazione pubblica di frasi misogine, razziste o discriminatorie come quelle spesso associate alla scena trap attuale, è un fenomeno che si inserisce in un contesto storico e culturale completamente diverso. In una società contemporanea che si impegna sempre più per l’uguaglianza e il rispetto reciproco, tali messaggi pubblici sono difficilmente giustificabili, soprattutto quando sostenuti con fondi pubblici.

Perché escludere personaggi come Tony Effe da un concerto pubblico non è censura

Non si tratta di censura perché Tony Effe non è stato privato del diritto di esprimersi o di esibirsi artisticamente in generale. La censura, per definizione, è un intervento diretto da parte delle autorità volto a impedire la diffusione di idee, opere o contenuti ritenuti inaccettabili. In questo caso, l’artista ha la piena libertà di esibirsi in altri contesti e luoghi, e nessuna delle sue opere è stata vietata.

La decisione del Comune di Roma riguarda invece l’opportunità di impiegare fondi pubblici per promuovere un artista i cui testi contengono messaggi che molti giudicano in contrasto con i valori di rispetto, uguaglianza e inclusività. Non si vieta a Tony Effe di esprimersi, ma si sceglie di non finanziare la sua esibizione con denaro pubblico, che appartiene a tutti i cittadini e deve essere utilizzato per rappresentare la collettività in modo appropriato.

Questa distinzione è fondamentale: non si impedisce all’artista di lavorare o di essere ascoltato dal suo pubblico, ma si decide di non includerlo in un evento organizzato e sostenuto con risorse pubbliche, ritenendo che i suoi contenuti non siano in linea con l’immagine e i valori che il Comune desidera veicolare. È una questione di responsabilità nella gestione dei fondi pubblici, non di limitazione della libertà artistica.

I testi di Tony Effe sono stati oggetto di critiche per l’uso di termini e frasi considerate misogine e sessiste. Ecco alcuni esempi tratti dalle sue canzoni:

  • “Dopo le 4”: In questo brano, il rapper utilizza espressioni come “Ti chiamo puttana solo perché me l’hai chiesto” e “Ti sputo in faccia solo per condire il sesso”, che sono state interpretate come rappresentazioni di comportamenti violenti e degradanti nei confronti delle donne.
  • “Miu Miu”: Qui, Tony Effe recita: “Prendo una bitch, diventa principessa, le ho messo un culo nuovo, le ho comprato una sesta”, frasi che oggettificano la figura femminile, riducendola a un corpo da modificare secondo desideri superficiali.
  • “DM”: Nel testo si trova l’espressione “Metti un guinzaglio alla tua ragazza, mi vede e si comporta come una troia”, che suggerisce un’immagine denigratoria e possessiva delle donne.
  • “TVTB”: In questo brano, il rapper afferma: “Bitch, ogni giorno non mi lasciano libero (no). Le ordino da casa come Deliveroo”, paragonando le donne a oggetti da ordinare online, il che contribuisce a una visione disumanizzante e sessista.

Questi esempi evidenziano l’uso di un linguaggio che molti ritengono perpetuare stereotipi negativi e atteggiamenti offensivi verso le donne, alimentando il dibattito sull’opportunità di includere tali contenuti in eventi pubblici finanziati con risorse comuni.

Due pesi e due misure: “nessuno si è ritirato per Ghali o Dargen”

“Mentre Mahmood, Mara Sattei, Noemi, Emma Marrone, Vasco Rossi e tanti altri artisti – si legge sui social – si ritirano dal palco o “mostrano solidarietà” perché il “povero” Tony effe è stato escluso dal concerto di caponanno a causa di testi misogini, vorrei ricordarvi di quando Ghali e Dargen sono stati censurati e cacciati da Sanremo per aver parlato contro la strage di un popolo”

La solidarietà espressa verso Tony Effe nasce da una percezione di ingiustizia legata alla sua esclusione da un evento a causa dei contenuti misogini dei suoi testi. Tuttavia, la stessa prontezza nel prendere posizione non si è manifestata in occasioni precedenti, come nel caso di Ghali e Dargen D’Amico, che hanno affrontato tematiche di rilevanza umanitaria e sociale.

Il fatto che alcuni artisti abbiano scelto di autoescludersi dal concerto in segno di solidarietà verso Tony Effe riflette un problema di fondo: la mancanza di sensibilità e di una misura equa nel valutare le diverse situazioni.

Tutto ciò richiama l’importanza di un dialogo aperto su come bilanciare la creatività con la responsabilità, soprattutto in contesti che raggiungono un pubblico vasto e diversificato, come festival ed eventi mediatici.

In passato anche altri cantanti hanno usato testi misogini, e allora?

Certo. Nel panorama musicale del passato, molti artisti hanno prodotto canzoni contenenti testi misogini, riflettendo spesso gli stereotipi dell’epoca. Eminem è stato fortemente criticato per brani come Kim, Kill You e 97′ Bonnie & Clyde, caratterizzati da temi di violenza e sessismo, in particolare verso le donne. I Rolling Stones, con Under My Thumb, hanno affrontato critiche per aver descritto una relazione in cui la donna viene sottomessa dall’uomo. Robin Thicke, in Blurred Lines, ha generato controversie per i riferimenti ambigui al consenso, contribuendo al dibattito sulla cultura dello stupro. Anche i Guns N’ Roses, con It’s So Easy, hanno utilizzato un linguaggio crudo e sessista nei confronti delle donne.

James Brown, con It’s a Man’s Man’s Man’s World, ha suscitato polemiche per la celebrazione del dominio maschile e il ruolo subordinato delle donne. Il gruppo N.W.A., in A Bitch Iz a Bitch, ha utilizzato un linguaggio degradante e stereotipato, simile a quello dei 2 Live Crew in Me So Horny, che riduce le donne a oggetti di desiderio sessuale. Frank Sinatra, con The Lady Is a Tramp, ha offerto una rappresentazione giudicante verso le donne indipendenti, etichettandole in modo negativo. Ice-T, con 99 Problems, ha introdotto frasi percepite come offensive nei confronti delle donne, mantenendo un approccio provocatorio.

Nel contesto italiano, Adriano Celentano, con Una carezza in un pugno, rappresenta un esempio di visione tradizionalista e paternalistica delle relazioni uomo-donna, pur non essendo esplicitamente misogino.

Questi brani evidenziano ancora di più come la sensibilità culturale verso il sessismo nella musica si sia evoluta nel tempo, passando da una tacita accettazione a una maggiore consapevolezza e critica sociale.

Il fatto che mezzo secolo fa alcuni atteggiamenti ed espressioni  fossero blandamente tollerati non è detto che oggi siano permessi. Sui tram storici di Torino e Milano si vede ancora un cartello con la scritta “vietato sputare” e  faceva ridere già quando ero bambino (dunque sul tram non si sputa ma a terra si?). Evidentemente nel dopoguerra queste pratiche erano quasi la norma: oggi non più (per fortuna).

L’importanza di eventi educativi

L’episodio mette in evidenza la necessità di utilizzare le risorse pubbliche per promuovere espressioni artistiche che abbiano un valore educativo e che siano coerenti con i principi di inclusività e rispetto. Gli eventi culturali finanziati dal Comune devono rappresentare un’opportunità per arricchire il panorama artistico della città, promuovendo artisti e opere capaci di ispirare valori positivi e contribuire alla crescita culturale della comunità.

È comprensibile che l’arte debba lasciare spazio alla pluralità di linguaggi e stili, ma nel caso di eventi pubblici finanziati con le tasse dei cittadini, le istituzioni hanno il dovere di fare scelte che rispecchino l’interesse collettivo. Questo include l’attenzione a evitare che il denaro pubblico sia utilizzato per promuovere contenuti che possano essere interpretati come offensivi o divisivi.

La necessità di una maggiore attenzione

L’esclusione di Tony Effe può essere vista come un campanello d’allarme per la gestione di eventi pubblici in futuro. Sarebbe auspicabile che in fase di programmazione e selezione degli artisti si proceda con una valutazione preventiva più attenta, per evitare polemiche e garantire che i fondi pubblici siano utilizzati nel migliore interesse della collettività.

In definitiva, questo caso rappresenta una sfida complessa ma fondamentale per le istituzioni: bilanciare la libertà di espressione con la responsabilità di promuovere un messaggio culturale positivo e inclusivo. Una riflessione più profonda su questi temi potrebbe portare a una gestione più consapevole degli eventi pubblici, assicurando che la cultura finanziata dal pubblico rispecchi al meglio i valori di una società moderna e rispettosa.

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Claudio Pasqua

Giornalista scientifico. Direttore ADI - Agenza Digitale Italiana

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