Bambole, Giocattoli e Sogni Alpini. La Famiglia Bonini tra Fotografia e Montagne
Da Redazione TorinoFree.it
Luglio 14, 2013
Sognare montagne di giocattoli e sognare montagne alpine da conquistare. Due passioni della famiglia Bonini narrate nella mostra aperta fino al 3 Novembre 2013 presso il Museo Nazionale della Montagna, in Piazzale Monte dei Cappuccini, 7, a Torino.
Montagne di bambole d’ogni genere, trastulli, giocattoli, marionette, si troveranno ad aspettarvi all’interno dell’esposizione del Museo Nazionale della Montagna, che vi riporterà indietro nel tempo, grazie alla donazione di Giampiero Levi Capello.
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Informazioni Utili
Gli orari della mostra sono: martedì-domenica dalle 10.00 alle 18.00. Il Lunedì è chiuso. Il biglietto intero costa 8 euro, mentre quello ridotto 6 euro. Il Museo Nazionale della Montagna si trova in Piazzale Monte dei Cappuccini, 7, a Torino.
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Ecco che in mostra ci saranno apparecchi fotografici di pregio, e poi numerose fotografie in bianco e nero, capaci di mostrare lo spaccato di un’epoca, i costumi del capoluogo sabaudo al tempo della Belle Epoque, la passione di una famiglia della borghesia torinese per la montagna, lo sci e le villeggiature.
La mostra nasce nell’ambito di una continua valorizzazione del cospicuo patrimonio conservato nel Centro Documentazione del Museomontagna in cui è pervenuto l’archivio della famiglia Bonini, di cui in mostra si espone una selezione di immagini, stampate dai negativi originali su lastra.
La storia che s’intende raccontare in questa mostra risale al lontano 1874, quando Gerardo ed Emma Bonini aprirono il loro negozio-laboratorio al n. 34 della vecchia via Roma. È un racconto che attraversa quasi un secolo e mezzo di storia di Torino: l’epopea di una famiglia di artisti-artigiani, costruttori di bambole, marionette e giocattoli. Uno scampolo temporale che va dagli anni postunitari, quando il capoluogo sabaudo venne privato del ruolo di prima capitale d’Italia, alla ripresa economica degli anni Novanta dell’Ottocento, con la nascita delle prime importanti officine meccaniche; dagli inizi dell’industria automobilistica alla stagione della moda e delle case di produzione del cinema; dal fervore dei primi anni del XX secolo alla Grande Guerra, agli anni ’20 e ’30 del Novecento, quando la conduzione della ditta Bonini passò saldamente nella mani della seconda generazione della famiglia (i figli Alda, Paolo ed Edmo); fino al termine dell’attività iniziata dai capostipiti e alla trasformazione del negozio in un Toys Center condotto e gestito da altri proprietari. Ecco che nella mostra prenderanno vita centocinquant’anni di trastulli e bambole. Oggetti di pregio, dall’anatomia perfetta, con volti in legno o in raffinata ceramica (i modelli di Biscuit), corredi ricamati a mano; burattini capaci di fare la gioia di generazioni di bimbi e la fortuna delle più rinomate compagnie di teatro di animazione dell’epoca. E dall’altra parte una clientela particolare, «fanciullesca e signorile» che annoverava i figli della migliore borghesia cittadina, dell’aristocrazia e della casa regnante.
La passione per la montagna
Non solo giocattoli, bensì si potrà anche ammirare la vita sulle Alpi. L’archivio delle lastre impressionate prima da Gerardo Bonini e in seguito dai figli, oltre che dal genero Francesco Antoniotti (il fondo acquisito dal Museo annovera circa 2800 negativi su lastra e pellicola), oltre agli innumerevoli viaggi di lavoro nelle capitali europee mostrano le villeggiature in Valle d’Aosta e la montagna praticata lungo i sentieri, sui ghiacciai e verso le cime nei dintorni di Gressoney, Saint Barthélemy e Rhêmes Notre Dame. Scatti che permettono di osservare e studiare la montagna di un tempo, prima dell’avvento del turismo di massa. Gran parte delle fotografie dell’archivio Bonini sono, tuttavia, di stampo prettamente alpinistico, e raccontano quella che era diventata una vera e propria “malattia” di famiglia: scalate, gite invernali e primaverili con gli sci, salite su ghiaccio verso quota 4000. Attivi all’interno della sezione torinese del Club Alpino Italiano e amici dei più noti alpinisti del tempo, Paolo ed Edmo, oltre a collezionare ascensioni, collaboreranno anche all’attività culturale del sodalizio e alle mostre fotografiche in occasione delle più importanti esposizioni del momento. Passione per la montagna, interesse per la fotografia e il lavoro nel negozio di bambole continueranno per decenni, anche dopo il trasferimento del negozio in via Cernaia 2, a pochi passi da piazza Solferino.
Dopo la morte di Edmo Bonini, l’ultimo proprietario dell’azienda, il lavoro passerà in mani altrui. La scomparsa del vecchio magazzino ancora zeppo di bambole, burattini e giocattoli, segnerà la fine di una storia tutta torinese e unica nel suo genere.
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