Ada: segni di una vita
Da Redazione TorinoFree.it
Marzo 08, 2019
A Pino Torinese, in provincia di Torino, dal 2 al 16 marzo, l’associazione culturale Senso del Segno propone Ada: segni di una vita, una mostra di disegno e incisione dedicata ad Ada Prospero Marchesini Gobetti, con gli artisti dell’associazione Senso del Segno che hanno raccontato la figura di Ada e la sua vita, attraverso incontri al Centro studi Piero Gobetti, oltre alla consultazione di testi scritti e documenti.
Il tema è stato interpretato usando vari momenti della vita di Ada, come l’incontro con Piero negli anni della giovinezza, gli anni della guerra con la partecipazione alla Resistenza e gli anni dell’impegno politico e civile portando avanti quegli ideali di libertà e giustizia cui ha dedicato tutta la vita.
Un altro importante tema vede le pubblicazioni su giornali e riviste da La Rivoluzione Liberale a Il giornale dei genitori e i libri da La storia del Gallo Sebastiano al Diario partigiano, tradotti con segni: grafici, calcografici, xilografici, che raccontano una donna che fu sposa, madre, nonna, insegnante, educatrice, impegnata sempre per costruire una società migliore.
Ada Prospero nacque a Torino il 23 luglio 1902, da Olimpia Biacchi, originaria di Bihać in Bosnia, e di Giacomo Prospero, immigrato a Torino dalla Valle del Blenio, nel Ticino, commerciante di primizie e fornitore della Real Casa.
Avviata alla musica dallo zio Alfredo, fratello di Olimpia, Ada studiò pianoforte presso la scuola Boerio-Ferraria-Gilardini, mentre frequentava le elementari presso la scuola Pacchiotti.
Proseguì gli studi al Liceo Ginnasio Cavour di via Piave e, a sedici anni, incontrò Piero Gobetti, che abitava nella sua stessa palazzina, al numero 60 di Via XX Settembre.
L’11 gennaio 1923 Ada e Piero si sposarono e partono per il viaggio di nozze a Napoli, dove incontrarono Benedetto Croce, che ebbe un ruolo fondamentale nella vita della donna.
Per le persecuzioni fasciste, il 3 febbraio 1926 Piero dovette fuggire da Torino e si rifugiò a Parigi nella speranza di continuare da lontano la sua lotta per la libertà, ma nella notte tra il 15 e il 16 febbraio 1926 mori.
Ada era distrutta dal dolore della perdita del suo uomo, ma nel 1927 a Meana di Susa ebbe un secondo incontro con Croce, che si prese a cuore la giovane vedova, incoraggiandola a proseguire gli studi e affidandole i primi lavori di traduzione dall’inglese, con autori come O’Neill, Galsworthy, Curtis, Fisher, Barker, Carew Hunt, Huxley, Johnson, Bacone, Fielding, editi da case editrici come Laterza, Frassinelli, Garzanti, Corbaccio, Mondadori, De Silva, Bompiani, Einaudi.
Nel 1937 sposò Ettore Marchesini, un tecnico dell’Eiar, fratello delle amiche Maria e Nella, che fu il suo compagno di vita e di lotta.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre Ada organizzò le bande armate partigiane in Val Susa e collaborò attivamente con l’attività di sabotaggio diretta dal maggiore Liberti, da Sergio Bellone e da don Foglia.
All’indomani della Liberazione, fu nominata dal Comitato di liberazione nazionale del Piemonte vicesindaca della Giunta popolare, che mantenne fino alle elezioni del 1946, occupandosi di assistenza e d’istruzione e fondò con Frida Malan e Alessandro Galante Garrone l’Associazione per l’igiene e l’educazione matrimoniale e prematrimoniale.
La donna di Piero Gobetti visse i suoi ultimi anni a Reaglie, sulla collina torinese, dove continuò a lavorare per rendersi utile agli altri, in modo che adulti e bambini, potessero vivere un costante progresso civile e culturale.
Ada morì il 14 marzo 1968 per un’emorragia cerebrale mentre è ancora impegnata nel lavoro di una raccolta delle lettere dal carcere e dal confino dell’amica e compagna Camilla Ravera, che fu pubblicata postuma.
La mostra è vistabile lunedì, martedì, mercoledì e giovedì dalle 14 alle 18,30; venerdì e sabato dalle 9 alle 12.
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