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Il Piemonte tra le regioni con più piatti tipici in Italia: la classifica

Da Gianluca Rini

Marzo 25, 2025

Il Piemonte tra le regioni con più piatti tipici in Italia: la classifica

In ogni angolo d’Italia si tramanda un tesoro che non ha misure: l’eredità gastronomica. Questo bagaglio di pietanze e usanze è un aspetto chiave dell’identità nazionale, oltre che un segno di riconoscimento all’estero. Tra i prodotti che simboleggiano meglio tale ricchezza, la pasta emerge come autentico filo conduttore. Fatta di acqua, farina e innumerevoli varianti regionali, rappresenta un racconto collettivo che unisce generazioni e territori. Ecco perché occorre valorizzarla, conservarla e, soprattutto, gustarla in tutte le sue forme.

Il valore di un patrimonio culinario

Ogni regione custodisce versioni locali di piatti di pasta, spesso legati ai prodotti del territorio e alla tradizione contadina. Da una recente analisi promossa da Unione Italiana Food, si è scoperto che lungo la Penisola si contano più di 200 ricette tipiche, distribuite tra i 500 formati di pasta esistenti.

Un quadro assai variegato, dove ogni luogo offre interpretazioni uniche e metodi di lavorazione radicati nelle consuetudini familiari. Questa ricerca conferma la grande varietà del repertorio culinario italiano, esaltando quanto la pasta sia protagonista di una cultura secolare fatta di passione per le materie prime.

Le regioni in testa alla classifica gastronomica

Secondo la mappa realizzata nell’ambito dello stesso studio, l’Emilia-Romagna spicca con 12 specialità riconosciute, grazie alla tradizione della sfoglia tirata a mano. Ne sono un esempio le celebri lasagne verdi, i tortellini serviti nel brodo caldo e i particolari maccheroni alla bobbiese.

Con 11 pietanze dedicate, troviamo poi Piemonte, Toscana e Campania. Il Piemonte propone i tajarin arricchiti dal tartufo e gli agnolotti del plin, mentre la Toscana è nota per i testaroli conditi con pesto e le pappardelle a base di selvaggina.

La Campania, infine, annovera specialità come tubetti con fagioli e cozze, scialatielli ai frutti di mare e spaghetti alla Nerano. Invece la Valle d’Aosta, pur comparendo in fondo alla graduatoria con sette varianti, salvaguarda piatti come gli gnocchi alla bava e la pasta alla valdostana.

Abitudini di consumo e tradizione quotidiana

Un’indagine diffusa da Nextplora 2024 evidenzia che gli italiani consumano in media oltre 23 chili di pasta all’anno. Più della metà della popolazione la porta in tavola con cadenza quotidiana, specialmente a mezzogiorno. Le percentuali risultano ancora più alte nell’area meridionale, in cui circa il 68% delle persone dichiara di cucinarla ogni giorno, a fronte del 43% registrato nelle regioni del Nord-Ovest.

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Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dall'Italia e le realtà delle città del nostro Paese fino alla tecnologia e a tutto ciò che riguarda la cultura.

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