L’oscura leggenda del Portone del diavolo
Da Claudio Pezzella
Agosto 12, 2021
Sito in Via XX Settembre, al numero 40, il Palazzo Trucchi di Levaldigi rappresenta uno dei simboli esoterici della Torino magica. Il capoluogo piemontese è, infatti, ben noto agli appassionati del mistero, agli studiosi e ai semplici curiosi per le sue singolari leggende e per gli affascinanti arcani che lo circondano. I più documentati sanno che Torino si trovi al vertice di due triangoli magici, uno legato alle arti oscure e l’altro alla magia bianca. Mentre il primo coinvolge le città di Londra e San Francisco, l’altro collega Torino con Praga e Lione. Molti luoghi, a Torino, sono considerati magici. Da Piazza Statuto alla chiesa della Gran Madre, fino ad arrivare al Portone del diavolo, oggetto del nostro articolo.
La storia del Portone del diavolo
Palazzo Trucchi di Levaldigi ospita, oggi, la sede della Banca Nazionale del Lavoro. Pietro Danesi ideò la maestosa porta d’ingresso dell’edificio nell’ormai lontano 1675. Il portone, venne realizzato per volere di Giovanni Battista Trucchi di Levaldigi a Parigi. L’uomo fu conte e generale delle finanze presso la corte di Carlo Emanuele II. Riccamente intagliata e adornata con fiori, frutta, animali amorini e altre simbologie, la porta presenta un agghiacciante particolare che, tra l’altro, le dà il caratteristico nome. Parliamo del battente bronzeo, posto in risalto sul portone, raffigurante satana con tanto di corna e bocca spalancata, al cui interno, trovano dimora due serpenti che, intrecciandosi, formano la maniglia del battente.
Sono diverse le leggende sul Portone del diavolo. La più accreditata vorrebbe che, la porta, fosse comparsa improvvisamente durante una notte di molti secoli fa, per mezzo delle invocazioni notturne di un apprendista stregone. Il demonio, infastidito dalle alchimie dell’uomo, l’avrebbe imprigionato dietro il portone a vita. Questa, comunque, non è l’unica storia oscura sul portone del diavolo. Racconti paranormali, omicidi misteriosi e fatti insoliti, infatti, si sarebbero consumati dietro il sinistro battente mefistofelico. Nel ‘600, l’edificio ospitò la Fabbrica dei Tarocchi. La carta associata al Diavolo nei Tarocchi è il numero 15, civico al tempo corrispondente proprio al palazzo Trucchi di Levaldigi.
Il fantasma che infesta il palazzo
Non solo demoni e tarocchi tra le mura di palazzo Trucchi di Levaldigi. Una leggenda del 1790, infatti, racconta del fantasma che, ancora oggi, dovrebbe infestare l’edificio. Al tempo, il palazzo apparteneva a Marianna Carolina di Savoia. Secondo il racconto, durante una festa di Carnevale, una ballerina cadde a terra dopo essere stata pugnalata brutalmente alle spalle. Quella stessa notte, un vento freddo colpì fragorosamente gli invitati che fuggirono in preda al panico.
Secondo molti, quella sarebbe stata la prima volta in cui il fantasma della donna uccisa avrebbe fatto la sua comparsa per terrorizzare gli ospiti dell’edificio. Il colpevole dell’omicidio del Palazzo del diavolo non fu mai ritrovato. All’alba dell’800, invece, nel pieno dell’occupazione francese, il maggiore Melchiorre Du Perril sarebbe entrato nel palazzo per consumare un pasto, per poi non fare mai ritorno. Pare che, a vent’anni di distanza dall’accaduto, abbattendo un muro, gli operai trovarono uno scheletro imprigionato e sepolto in piedi.
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Claudio Pezzella
Claudio Pezzella, 21 anni, Napoli. Laureato in Culture Digitali e della Comunicazione alla Federico II, lavora in qualità di copywriter con la Wolf Agency di Moncalieri (TO) assiduamente. Copywriter specializzato in articoli di vario genere, musicista, amante dell'arte in ogni sua sfumatura e sempre alla ricerca di nuovi orizzonti culturali.