Nasce in Piemonte il museo diffuso del patrimonio ferroviario
Da Gianluca Rini
Aprile 15, 2025

Che ne sarà delle vecchie fermate ferroviarie che sorgono in alcune aree del Piemonte? Da una recente iniziativa regionale emerge la volontà di conferire nuova vita a questi luoghi, abbandonati da decenni eppure ricchi di memoria. Le autorità locali intendono creare un percorso museale integrato, partendo da Savigliano e arrivando sino alla Valle di Lanzo, con l’obiettivo di unire la dimensione storica alla fruizione pubblica.
Acquisizione di linee e stazioni
Gli organismi responsabili dei trasporti piemontesi hanno comunicato che, nel biennio 2023-2024, è stato completato il passaggio di diverse tratte su rotaia sotto la gestione regionale. Fra queste, spiccano la Torino-Ceres e la Canavesana, che toccano ben 36 fermate.
In più, risultano di recente proprietà pubblica tre scali ormai inattivi a Torino, ossia Porta Milano, Dora e Madonna di Campagna. Da quanto riferito, l’insieme delle risorse comprende oltre 150 mezzi tra locomotive, carrozze passeggeri e carri merci, un patrimonio che si presta a futuri restauri e valorizzazioni.
Lavori di recupero e museo diffuso
Il fulcro di questo piano di rilancio è rappresentato da uno spazio espositivo ferroviario già esistente a Savigliano, che sarà ulteriormente potenziato. In questo polo, i tecnici specializzati si occuperanno di rimettere in sesto antiche carrozze e altri vagoni.
Gli stessi reperti, una volta restaurati, verranno poi dislocati in varie sedi, creando una rete museale aperta a turisti e appassionati. Nel progetto rientra anche la ristrutturazione di Porta Milano, situata vicino a Ponte Mosca, chiusa dal 1990 e attualmente in condizioni precarie. Per quest’ultima, è stato dichiarato uno stanziamento di 4,2 milioni di euro, utile a risanare l’edificio, gli ambienti esterni e i mezzi storici.
Un piano per i treni storici
Entro il 2027, sono previsti convogli d’epoca su alcune tratte panoramiche, con l’intento di promuovere il viaggio su rotaia come esperienza turistica legata alle eccellenze territoriali. Sembra che la Regione desideri programmare questi itinerari in concomitanza con manifestazioni di richiamo nazionale e internazionale, così da attirare visitatori e appassionati da varie zone, favorendo l’economia locale.
La prospettiva finale? Un museo a cielo aperto che racconti la tradizione dei trasporti su ferro e, al tempo stesso, offra un’occasione per riscoprire borghi, paesaggi e siti architettonici ancora poco noti. La trasformazione di stazioni dismesse in poli culturali punta, infatti, a unire la storia tecnologica con nuove opportunità di visita e intrattenimento.
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Gianluca Rini
Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dall'Italia e le realtà delle città del nostro Paese fino alla tecnologia e a tutto ciò che riguarda la cultura.