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La strana storia del brigante Biondin

Da Redazione TorinoFree.it

Marzo 18, 2016

La strana storia del brigante Biondin

biondin 1Una storia del Piemonte d’altri tempi….

Il 7 giugno del 1905, tra balli, vino e mondine, il colpo di pistola di un carabiniere poneva fine nelle campagne del Vercellese alla vita di Francesco Demichelis, detto Biondin, grande seduttore e noto brigante gentiluomo della zona.

Oggi, dopo 110 anni, i resti del leggendario criminale sono stati scoperti grazie alla lunga e tenace ricerca di Pier Emilio Calliera, un agricoltore con da sempre un grandissimo interesse per la storia di Vercelli e in particolare della figura di Biondin “Il vecchio necroforo del paese mi aveva indicato dove era stato seppellito, in un campo del cimitero senza una lapide o un segno. Quando ho saputo che dovevano fare dei lavori ho chiesto di cercare quei resti. Non potevo accettare che tutto venisse cancellato”.

Tra le ossa, cui manca la testa che venne consegnata al noto professore di criminologia Cesare Lombroso di Torino, c’era un anello, che nei racconti dei testimoni di quel giorno del 1905, non si poteva togliere dalle dita del Biondin.

Anche se il sindaco di Carisio, Pietro Pasquino, ha dimostrato cautela alla notizia, adesso l’anello è al sicuro in una cassaforte del Municipio, mentre è al vaglio l’idea di un museo per raccogliere quello che nelle cascine è rimasto di un uomo che, con il suo fascino, si fece molti amici e nemici tra l’Ottocento e il Novecento.

Nel 1903 il Biondin era descritto dal Corriere della Sera come “il famoso bandito dall’occhio di lince e dall’astuzia felina” che con trucchi di prestigio e manovre acrobatiche, diventava amico dei contadini e amante delle ragazze locali che lo aiutavano a sfuggire alla polizia. 

Tra viaggi a Milano e abiti di prima classe, il leggendario brigante era in intimità con una mondina al primo piano della cascina Campesio quando venne ucciso dal carabiniere Raffaele Soverini, alla fine di un lungo inseguimento tra le risaie.

L’inviato del Corriere Arnaldo Fraccaroli dice che, durante il funerale “il funebre equipaggio era preso letteralmente d’assalto dai contadini, che si arrampicavano sul carretto e scoprivano il cadavere ansiosi di vederlo” mentre molti contadini nei giorni successivi si recavano in visita sul luogo del delitto.

Oggi il mito del Biondin continua ancora mentre del carabiniere Soverini, decorato con tutti gli onori, non si seppe più nulla. 

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