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Cavour fu avvelenato? Veleni e delitti storici nel libro di Massimo Centini

Da Claudio Pasqua

Gennaio 25, 2025

Cavour fu avvelenato?  Veleni e delitti storici nel libro di Massimo Centini

Cosa accomuna Cleopatra, le corti rinascimentali italiane, il genio di Alan Turing, la figura di Camillo Benso Conte di Cavour e le teorie complottiste moderne? La risposta è sorprendentemente oscura e affascinante: il veleno. ConI veleni tra scienza e mito. Oscuri protagonisti della storia dell’uomo”, Massimo Centini apre uno scrigno ricco di enigmi e rivelazioni, svelando come queste sostanze letali abbiano intrecciato i loro fili con quelli della storia umana, influenzando eventi, culture e immaginari collettivi.

Napoleone III di Francia fu il mandante dell’avvelenamento di Camillo Benso Conte di Cavour? 

Camillo Benso
Camillo Benso Conte di Cavour

Nell’ultimo libro di Massimo Centini, la morte di Camillo Benso, Conte di Cavour, è uno degli episodi analizzati tra i tanti che hanno un filo comune denominatore, il veleno. Una tesi del 1871  suggeriva che Cavour fosse stato avvelenato da Napoleone III, come descritto in un libello anonimo del 1830-1909, attribuito a Domenico Capodanno.

Questo documento insinuava che l’anonimo autore agisse per conto di Napoleone III e la contessa Bianca Ronzani, amante di Cavour. Tuttavia, l’ipotesi del complotto è vista come poco fondata, e si preferisce la teoria che la sua morte fosse dovuta a conseguenze di una malaria contratta in gioventù, la cui causa non era ancora nota nel 1861.

Il declino di Cavour iniziò il 29 maggio 1861, dopo una giornata stressante. Dopo aver cenato con il fratello, si ritirò per dormire, ma secondo un’altra versione, uscì per incontrare Bianca Ronzani. Il giorno successivo, il 30 maggio, Cavour iniziò a sentirsi male con sintomi gravi come vomito, dolori addominali e febbre.

Napoleone III di Francia
Napoleone III di Francia

Nonostante i tentativi medici di curarlo con inutili salassi, la sua condizione peggiorò, portandolo alla morte il 6 giugno 1861. Subito dopo la sua morte, si diffuse la voce di un complotto internazionale, con sospetti su Bianca Ronzani, che oltre ad essere la sua amante, era al centro di molti pettegolezzi.

Le speculazioni andarono oltre, suggerendo che fosse un’agente di Napoleone III, oppositore dell’unificazione italiana. Tuttavia, queste sono solo teorie e non ci sono prove definitive che confermino l’avvelenamento di Cavour.

I veleni tra scienza e mito

Diviso in capitoli e narrazioni, il testo ci guida in un viaggio affascinante e inquietante attraverso i secoli, mettendo in luce come il veleno abbia giocato un ruolo cruciale e spesso nascosto nella storia umana. Con un approccio enciclopedico e rigoroso, Centini esplora non solo l’uso del veleno come strumento di morte, ma anche come simbolo di potere, elemento politico e fonte di fascinazione culturale. La narrazione si apre con l’introduzione “Veleno: una storia millenaria”, dove l’autore ci introduce al concetto di veleno, evocando immagini di oscurità e mistero, e ci mostra come questo elemento sia ben più di un mero strumento criminale, ma un riflesso del contesto culturale, scientifico e sociale delle epoche.

Con un approccio enciclopedico e rigoroso, Centini analizza il ruolo delle tossine nella storia, mostrando come il veleno sia stato non solo arma di morte, ma anche simbolo di potere, strumento politico e oggetto di fascinazione.

Nell’introduzione, “Veleno: una storia millenaria”, l’autore spiega che il termine “veleno” evoca immediatamente immagini di inganno e malvagità, ma il testo dimostra come questo elemento sia molto più complesso: un riflesso del contesto culturale, scientifico e sociale delle epoche in cui è stato utilizzato. Il veleno non si limita all’omicidio premeditato: è stato impiegato a scopi medici, rituali, per il suicidio e per controllare epidemie, dimostrando una duplice natura di utilità e pericolo, tra scienza e mito.

Il libro esplora episodi emblematici, dalle morti di personaggi storici come Cleopatra e Sofonisba ai complotti rinascimentali, passando per il cicuta di Socrate e il suo ruolo filosofico. Centini analizza anche il significato del veleno nella religione, nella letteratura e nel folklore, evidenziandone la radice profonda nell’immaginario collettivo.

Un capitolo particolarmente affascinante si concentra sul Rinascimento italiano, dove l’avvelenamento era un’arma politica accettata. L’autore descrive dettagliatamente i metodi usati e il contesto sociale che li rendeva possibili. Anche la cultura pop contemporanea viene citata, mostrando come il veleno continui a ispirare film, romanzi e serie TV.

A Chieri, in provincia di Torino, tra riti satanici e risvolti magico sessuali

Animali e piante mortali completano la narrazione: dai rospi velenosi del popolo Amahuaca del Perù ai riti condannati dall’inquisizione a Chieri, nei dintorni di Torino, in cui si offrivano intrugli a base di liquidi ripugnani.

A preparare la terribile bevanda pare fosse Bilia la Castagna, che, si diceva, teneva un grosso rospo sotto il letto che nutriva a carne, pane e formaggio.Interrogata su quali fossero gli ingredienti rispose che era fatta con sterco di rospo, e peli inguinali e capelli di Bilia.

La donna è una figura storica legata al Trecento piemontese, il cui nome curioso ha origini più semplici di quanto sembri. Probabilmente derivava da “Sibilia” o “Sibilla,” e “la Castagna” si riferiva al cognome del marito, Castagno, piuttosto comune in Piemonte. Morì nel 1372 ad Andezeno, un paese vicino a Torino, secondo i documenti redatti dall’inquisitore Antonio da Settimo.

Nei registri dell’inquisizione, Bilia è descritta come membro di spicco di una setta eterodossa locale, dove le donne pare avessero ruoli importanti. In particolare, Bilia custodiva un’ampolla usata in rituali eucaristici della setta. Le affiliazioni religiose del gruppo sono incerte: alcuni li consideravano valdesi, altri catari, ma rientravano nel vasto insieme degli eretici medievali. Andezeno, con la vicina Chieri, era un territorio in cui il catarismo e altre eresie trovavano spazio, specialmente tra nobili decaduti e malcontenti.

La storia di Bilia si intreccia con i grandi cambiamenti religiosi e sociali del XIV secolo, un periodo segnato dalla diffusione di eresie come forma di opposizione alla Chiesa cattolica. Bilia potrebbe essere stata una figura chiave della sua setta, ma alcuni resoconti la ritraggono come una “strega di paese”. I  dettagli appartengono a un processo del 1387, che prefigurano gli stereotipi utilizzati nella successiva caccia alle streghe.

Anche se non ci sono certezze sulla reale identità e sul ruolo di Bilia, le accuse contro di lei hanno contribuito a formare l’immaginario della stregoneria. Tuttavia, il ricordo più significativo è legato ai suoi ultimi momenti di vita. Secondo le testimonianze, Bilia ricevette il consolamentum, un rito segreto tipico della setta, in cui il maestro Lorenzo di L’Ormea le somministrò una bevanda e un pezzo di pane, un gesto che simboleggiava il completamento di una vita di fede e dedizione.

La storia di Bilia la Castagna rimane un enigma, ma rappresenta uno squarcio sulle tensioni religiose, sociali e culturali di un’epoca oscura e complessa.

Aneddoti curiosi e personaggi celebri

Il libro riporta storie che collegano il veleno a figure famose: George Friedrich Händel morì forse a causa del piombo contenuto negli alimenti, mentre Mozart potrebbe essere stato vittima di sifilide o di un avvelenamento con Acqua tofana. Alan Turing si suicidò con una mela al cianuro, un gesto legato alla sua affezione per la fiaba di Biancaneve. Marilyn Monroe, invece, fu trovata morta per un’overdose di barbiturici, ma le circostanze alimentano tuttora il dubbio su un possibile omicidio.

Dai divi del cinema ai criminali del Terzo Reich, Centini narra storie che spaziano tra epoche e contesti diversi, arrivando fino agli avvelenamenti recenti, come quello dell’ex agente russo Aleksandr Litvinenko, ucciso con polonio radioattivo.

Un approccio scientifico e storico

Il libro coniuga la narrazione storica con il rigore scientifico, trattando l’evoluzione della tossicologia. Centini spiega le difficoltà incontrate in passato per identificare gli avvelenamenti, in assenza di strumenti moderni come le analisi chimiche e l’autopsia. Questo spiega come molte morti, ritenute naturali, fossero in realtà avvelenamenti non riconosciuti.

Un tema sempre attuale

Nelle conclusioni, l’autore riflette sull’attualità del veleno: nonostante i progressi scientifici e normativi, le tossine continuano a influenzare la società, dalla guerra chimica alle contaminazioni ambientali. Il veleno non è solo una sostanza letale, ma anche una potente metafora culturale che rappresenta potere, tradimento e paura.

Un’opera consigliata

“I veleni tra scienza e mito” è un testo che unisce storia, scienza e cultura, rendendo un tema complesso accessibile e interessante per un vasto pubblico. Arricchito da aneddoti e riflessioni, il libro invita a esplorare il lato oscuro della storia umana, mostrando come il veleno rimanga un simbolo affascinante e poliedrico della condizione umana.

Massimo Centini (1955) è stato docente di Antropologia culturale e ha insegnato Storia della criminologia ai corsi organizzati dal Mua (Movimento universitario altoatesino) di Bolzano. Attualmente insegna presso la Fondazione Università Popolare di Torino. Ha pubblicato numerosi saggi con Mondadori, Piemme, Rusconi, Newton & Compton, Yume, Xenia, San Paolo e altri. Alcuni dei suoi volumi sono stati tradotti in varie lingue. Per Diarkos ha pubblicato Storia dell’Inquisizione (2021), Storia della criminologia e dei metodi investigativi (2022) e Caravaggio. Luci e ombre di un artista maledetto (2024).

I veleni tra scienza e mito. Oscuri protagonisti della storia dell’uomo

di Massimo Centini –  Editore: Diarkos | www.diarkos.it
Formato: Brossura – Data di pubblicazione: 29 gennaio 2025
Numero di pagine: 320
ISBN o codice ID: 9788836164165

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Claudio Pasqua

Giornalista scientifico. Direttore ADI - Agenza Digitale Italiana

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