21 dicembre, il giorno più corto dell’anno (no, non è Santa Lucia)
Da Claudio Pasqua
Dicembre 21, 2024
Ma non era il giorno di Santa Lucia (il giorno più corto che ci sia)?
Risposta breve, no!
Si tratta di una classica fallacia (falsità) in cui cadono molti proverbi o detti popolari. Lo spiego in fondo a questo articolo.
Il 21 dicembre, nell’emisfero boreale (il nostro), è riconosciuto come il giorno più corto dell’anno. Questo fenomeno astronomico è noto come solstizio d’inverno, il momento in cui il Sole raggiunge la sua massima declinazione negativa rispetto all’equatore celeste. Tuttavia, nella tradizione popolare italiana si dice che il giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre, sia “il giorno più corto che ci sia”. Da dove nasce questa discrepanza? E come si spiegano questi eventi dal punto di vista scientifico e storico? Scopriamolo insieme.
La spiegazione astronomica del solstizio d’inverno
Il solstizio d’inverno si verifica quando l’asse terrestre è inclinato al massimo rispetto al Sole, con il polo nord rivolto nella direzione opposta alla stella. Di conseguenza, il Sole appare nel punto più basso del cielo a mezzogiorno e descrive un arco molto ridotto nel suo percorso diurno. Questo determina il giorno con il minor numero di ore di luce.
Nel 2024, il solstizio d’inverno cade il 21 dicembre, alle ore 10:27 UTC (le 11:27 in Italia). Da questo momento in poi, le giornate inizieranno lentamente ad allungarsi, segnando l’inizio di un nuovo ciclo stagionale.
Santa Lucia: una tradizione radicata nel passato
La credenza che Santa Lucia rappresenti “il giorno più corto che ci sia” ha origini storiche e culturali, risalenti a prima della riforma del calendario gregoriano. Prima del 1582, il calendario giuliano era in uso in Europa, ma a causa di un errore accumulato nella sua struttura, le date degli equinozi e dei solstizi si erano spostate rispetto al calendario solare. Nel Medioevo, il solstizio d’inverno cadeva intorno al 13 dicembre, giorno dedicato a Santa Lucia.
Questa santa, martire cristiana di Siracusa vissuta nel IV secolo, è considerata una figura simbolica legata alla luce (il suo nome deriva dal latino “lux”, che significa “luce”). Nelle culture nordiche, dove le ore di luce sono ancora più ridotte durante l’inverno, Santa Lucia è celebrata con riti che sottolineano la vittoria della luce sulle tenebre.
Con l’introduzione del calendario gregoriano nel 1582, per correggere lo scarto accumulato, le date dei solstizi vennero riallineate alla posizione reale della Terra rispetto al Sole, facendo slittare il solstizio al 21 dicembre. Nonostante ciò, l’associazione popolare tra Santa Lucia e il giorno più corto rimase radicata nell’immaginario collettivo.
La durata del giorno e la percezione del tempo
È interessante notare che, sebbene il 21 dicembre sia il giorno con meno ore di luce, non è necessariamente il giorno in cui il Sole tramonta più presto. A causa di un fenomeno chiamato equazione del tempo, dovuto alla combinazione dell’orbita ellittica della Terra e dell’inclinazione dell’asse terrestre, il tramonto più precoce si verifica qualche giorno prima, intorno al 7-8 dicembre, mentre l’alba più tarda avviene nei primi giorni di gennaio.
Questa asimmetria influenza la percezione del tempo nelle giornate invernali, creando l’illusione che il periodo più buio si estenda oltre il solstizio. Tuttavia, è il 21 dicembre il momento in cui la durata del giorno è effettivamente minima.
Il solstizio d’inverno nelle tradizioni culturali
Il solstizio d’inverno ha sempre avuto un significato simbolico nelle culture di tutto il mondo. Nelle civiltà antiche, questo evento astronomico segnava la rinascita del Sole e l’inizio di un nuovo ciclo agricolo. Molti monumenti preistorici, come Stonehenge in Inghilterra o il complesso di Newgrange in Irlanda, sono allineati in modo tale da catturare i primi raggi di luce durante il solstizio d’inverno.
In Italia, il solstizio è spesso associato alle celebrazioni natalizie, che traggono origine da feste pagane come i Saturnali romani e la festa del Sol Invictus. Questi riti celebravano la rinascita della luce e la promessa di giorni più lunghi e luminosi, temi che si riflettono nelle tradizioni natalizie moderne.
La scienza e il fascino del solstizio
Oggi, grazie ai progressi dell’astronomia, possiamo calcolare con precisione millimetrica il momento del solstizio e comprendere i meccanismi che regolano il ciclo delle stagioni. Tuttavia, il fascino di questo evento naturale rimane intatto. Per molte persone, il solstizio rappresenta un momento di riflessione e connessione con i ritmi della natura, un invito a guardare avanti verso la luce che lentamente torna a prevalere sulle tenebre.
Inoltre, eventi pubblici e celebrazioni legate al solstizio stanno guadagnando popolarità in tutto il mondo. Dai festival di luci ai raduni presso siti archeologici, il 21 dicembre è diventato un’occasione per celebrare il legame tra scienza, storia e cultura.
Paralogismi: ovvero le false credenze
Il 21 dicembre è senza dubbio il giorno più corto dell’anno, un fatto confermato dalla scienza. Tuttavia, la tradizione che attribuisce a Santa Lucia questo primato è un esempio di come la cultura popolare sia a volte errata.
Un esempio classico di appello all’autorità (fallacia dell’autorità), in questo caso basato sulla tradizione culturale o su un proverbio. Questa fallacia si verifica quando si accetta un’affermazione come vera solo perché proviene da una fonte ritenuta autorevole o consolidata, anche se non ha competenza o validità nel campo specifico.
Esempi di proverbi contraddittori (e appello all’autorità):
I proverbi spesso si contraddicono a vicenda, dimostrando come il loro valore si basi più sull’autorità della tradizione che su una reale coerenza logica. Ecco altri esempi:
- Sulla compagnia:
- “Meglio soli che male accompagnati.”
- “Meglio in compagnia che da soli.”
- Sui rapporti familiari:
- “Tale padre, tale figlio.”
- “A padre avaro, figlio prodigo.”
- Sulle relazioni amorose:
- “Chi si assomiglia si piglia.”
- “Gli opposti si attraggono.”
- Sulla prudenza:
- “Chi non risica, non rosica.”
- “Meglio un uovo oggi che una gallina domani.”
Questi proverbi si basano su un’autorità implicita della tradizione e vengono accettati come verità senza alcuna verifica concreta. L’autorità non è in realtà competente a fornire una regola universale: i proverbi non sono scientifici, ma adattabili a diverse situazioni, il che li rende affascinanti, ma anche logicamente incoerenti.
In sintesi: l’appello all’autorità ci porta a credere che un detto o una tradizione popolare sia vera semplicemente perché “così si dice,” senza un’analisi critica o una verifica dei fatti.
Claudio Pasqua
Giornalista scientifico. Direttore ADI - Agenza Digitale Italiana