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La festa di San Giovanni a Torino, la storia del patrono della città

Da Redazione TorinoFree.it

Giugno 13, 2013

La festa di San Giovanni a Torino, la storia del patrono della città

Festa di San Giovanni a Torino, foto di muscolinos by PhotopinScacciato l’inverno riluttante e persistente non ci resta che aprire l’armadio e metter su le maglie corte e pantaloncini, cambiare il piumino invernale e aprire le finestre per le bentornate zanzare.

Non senza difficoltà l’estate è alle porte, lasciando alle sue spalle un rigido inverno che ha costretto la primavera a una lesta ritirata.

Come festeggiare la benvenuta caldura se non con dieci giorni di festa, dove la città di Torino si dipinge d’estate e poco importa se il mare dista qualche centinaio di chilometri, il programma della festa di San Giovanni è ricco di appuntamenti: sportivi, culturali d’interesse generale, l’importante è divertirsi.

LA STORIA

Nel giorno del solstizio d’estate il sole culmina nel punto più alto del cielo, lo Zenith, il termine significa appunto “Sole stazionario”, proprio ad indicare il punto della stella che non si alza ne si abbassa rispetto la linea equatoriale, a mezzogiorno esatto le ombre alle quali siamo abituato quotidianamente, delle luminarie stradali e dei grattacieli ed edifici cittadini, scompaiono.
Il sole sembra “sostare” per diversi giorni in un unico punto, sorgendo e tramontando da lì, fino a quando il 24 giugno ricomincia sempre più a sud dell’orizzonte determinando l’accorciarsi delle giornate.

I riti pagano in onore del primo giorno d’estate si svolgono in tutta Europa, come nel resto del mondo, con la religione Cristiana, i riti da pagani vengono convertiti in religiosi e sostituiti con la celebrazione dell nascita o il martirio di Santi e divinità.

I falò accesi nella notte di San Giovanni avevano, oltre ad un ruolo propiziatorio, erano purificatori dello spirito, colui che saltava il fuoco non avrebbe più sofferto di dolori ai reni, per i più scaramantici invece le erbe venivano gettate nel fuoco per allontanare la malasorte.
L’usanza delle erbe vecchie gettate nel fuoco e la raccolta delle nuove, era simbolo di diverse pratiche pagane per conoscere il futuro, ecco perchè nasce il detto “San Giovanni non vuole inganni”.

In un paesino vicino Benevento è leggenda l’albero di noce, archetipo del luogo di culto delle streghe, la storia popolare narra che durante la notte di San Giovanni le donne del posto si bagnavano con l’acqua del laghetto circostante per aumentare la fertilità.
Il dio pagano Giano, dio del principio e della fine, con la venuta della religione Cristiana cede lo scettro delle “porte sostiziali” ai due Giovanni: San Giovanni Battista, solstizio d’estate, San Giovanni Evangelista, solstizio d’inverno.

Il primo Santo festeggiato nel mese di Giugno è chiamato, nella cultura religiosa popolare, “Giovanni che piange” e indica il percorso inverso del sole rispetto al periodo invernale, mentre il secondo, Giovanni Evangelista, è detto “che ride” poiché il sole, in quel periodo, inizia il lungo cammino verso l’estate.

LE STREGHE E L’ERBA DI SAN GIOVANNI

Non mancano il diavolo e le streghe nella leggenda di San Giovanni, l’erba che serviva a scacciare i diavoli era “l’Erba di San Giovanni”, usata ancora oggi per i suoi poteri terapeutici contro la depressione, il suo principio attivo è l’iperico che allontana i cattivi pensieri.
Le streghe in questa notte si radunavano sotto gli alberi di noce, come ultimo rifugio prima del rogo, per salvarsi dal falò.

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