Gipo Farassino. L’uomo, l’artista, il politico
Da Redazione TorinoFree.it
Dicembre 14, 2018

Uno dei più amati cantautori piemontesi, Gipo Farassino era nato nei pressi di Porta Palazzo, a Torino, sempre protagonista delle sue canzoni sia in torinese che in italiano.
Alla sua figura fino all’8 gennaio, presso la Biblioteca della Regione Piemonte Umberto Eco di via Confienza a Torino, è dedicata la mostra Gipo Farassino. L’uomo, l’artista, il politico, che racconta con una serie di cimeli un mondo cosi lontano, ma al tempo stesso cosi vicino.
Giovanissimo, dopo aver conseguito il diploma in ragioneria, Farassino cominciò a suonare la chitarra e il contrabbasso nei locali e nelle balere del Piemonte, proponendo canzoni di sua composizione, oltre a brani della tradizione recuperati e riarrangiati.
Il suo debutto discografico avvenne con un 33 giri pubblicato alla fine del 1960 in collaborazione con un altro cantante folk piemontese, Riz Samaritano, Le cansôn ëd Pòrta Pila, edito da una casa discografica milanese, la Ipm.
Dopo aver vissuto per alcuni anni in Medio Oriente, Gipo si esibì a Milano, al Derby Club, oltre a incidere vari 45 giri per la Fonit Cetra, come Sangon blues, Serenata ciôcatôna, Porta Pila e Matilde Pellissero, tutte raccolte, nel 1967, nell’album Auguri.
Il 1968 vide Gipo pubblicare Avere un amico, uno dei suoi dischi migliori, che racchiude alcune canzoni tra le più note, come Non devi piangere Maria, La mia città, descrizione di Torino e dei suoi abitanti, Il bar del mio rione, oltre a canzoni in piemontese come ‘L tolè ‘d Civass e Pòrta Pila, sulla musica di La Boheme di Charles Aznavour.
Gli anni settanta videro l’incisione di vari album tra i quali sono da ricordare Uomini, bestie e ragionieri nel 1973, La patria cita, e Guarda che bianca lun-a, dove reinterpretò alcune canzoni di Angelo Brofferio.
I dischi successivi, che vennero incisi per altre case discografiche dopo l’abbandono della Fonit Cetra, non ebbero il successo dei precedenti, cosi negli anni ottanta il cantautore si dedicò prima all’attività di attore, poi alla politica, pur pubblicando qualche Cd con i rifacimenti di vecchie canzoni e nuovi brani, come la divertente Mamma mia che calura! e Se hai gambe cammina.
Nell’ottobre 2005, per un incidente stradale, mori la figlia Caterina, fotografa molto apprezzata nell’ambiente musicale, che aveva lavorato con i Subsonica e gli Africa Unite.
Farassino decise di ritornare allo spettacolo, e presentò il recital [email protected], realizzato in collaborazione con il Folkclub di Torino e con la regia di Franco Lucà.
Il cantautore morì nella sua casa di Torino l’11 dicembre 2013 e, dopo il funerale laico al Teatro Carignano, fu sepolto nel piccolo cimitero collinare di Pino Torinese, accanto alla moglie Lia Scutari e alla figlia Caterina.
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