Torino rinasce. Gli anni del miracolo economico
Da Redazione TorinoFree.it
Maggio 22, 2017

L’Archivio Storico della Città di Torino dal 14 maggio al 31 agosto ospita la mostra Torino rinasce. Gli anni del miracolo economico, con 180 pezzi per uno spaccato di quei cambiamenti dell’epoca con tutte le loro contraddizioni, a partire dalle grandi trasformazioni urbanistiche legate alla crescita industriale e dal fenomeno dell’immigrazione di massa che Torino visse in quel periodo.
Il 20 giugno 1954, il sindaco della città Amedeo Peyron disse in un discorso tenuto al teatro Alfieri “Il titolo di questa conversazione è Torino risorge; Torino sta veramente risorgendo e potrà ben presto dire di essere risorta, proprio per merito della collaborazione di tutti. Torino, nel 1945 era in pezzi, era a terra e si dovette riprendere ogni questione all’origine… Noi amministratori daremo e continueremo a dare il meglio delle nostre energie, perché questa meta sia raggiunta: consapevoli delle responsabilità che ci assumiamo, delle difficoltà che dovremo ancora superare e dei rischi che dovremo affrontare. Ci sorregga, o colleghi di Giunta, o cittadini tutti, la fiducia e la sicurezza nell’avvenire”.
Il miracolo economico apparve evidente a partire dalla metà degli anni Cinquanta e all’origine di questa trasformazione, sia torinese sia italiana, vi fu appunto l’industria meccanica.
L’industria manifatturiera assorbì il 64,8% degli addetti a industria e commercio, ma aumentarono anche le piccole aziende metalmeccaniche, di elettrodomestici e apparecchiature elettriche, come Michelin, Pirelli, Ceat (gomma), Westinghouse, Magnadyne, Indesit (elettrodomestici), Venchi unica, Wamar, Maggiora (alimentare), Salp (pellami).
La produzione di autoveicoli, veicoli industriali e agricoli della Fiat decuplicò in vent’anni, e nel quinquennio 1960-65 i dipendenti passarono da 93 mila a 160 mila, per poi crescere ancora. Nonostante la politica dei bassi salari, in città le retribuzioni aumentarono in modo sensibile rispetto al decennio precedente, e i consumi arrivarono persino a superare del 18-19% la media nazionale.
Allo stesso tempo non mancarono vari problemi, come il degrado del centro cittadino, le sopraelevazioni di vecchi stabili e la creazione di zone-dormitorio, oltre ai tentativi di realizzare quartieri autosufficienti con infrastrutture proprie, come ad esempio la Falchera.
I mutamenti sociali della città in trasformazione videro le tradizionali forme del commercio, la pubblicità e i trasporti sono rivoluzionati; nuove forme di socializzazione e gli stessi riti religiosi cambiare profondamente, contaminando le tradizioni locali con quelle dei luoghi d’origine degli immigrati.
L’espansione economica si unì allo sviluppo del welfare, infatti, l’assistenza sanitaria privata della Fiat e le colonie per bambini organizzate dal Comune ne furono un esempio.
Lo sviluppo economico e le conquiste sociali consentirono alle famiglie di avere maggior tempo libero e nuove occasioni e spazi di svago, come ricorda la Lambretta, icona di libertà e mezzo di trasporto ideale per spensierate gite in collina.
La mostra è aperta a maggio e giugno da lunedì a venerdì dalle 8.30 alle 16.30, luglio e agosto lunedì, mercoledì e venerdì dalle 8.30 alle 16.30, martedì e venerdì dalle 8.30 alle 13.30 ed è chiusa nei giorni festivi.
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