La leggenda del Portone del Diavolo
Da Redazione TorinoFree.it
Ottobre 28, 2016
Sono tantissimi monumenti e i punti della città di Torino protagonisti di leggende esoteriche.
Uno di questi è il portone di Palazzo Trucchi di Levaldigi, che ospita oggi la sede della Banca Nazionale del Lavoro.
Il portone venne scolpito nel 1675 da una fabbrica di Parigi su ordine di Giovanni Battista Trucchi di Levaldigi, conte e generale delle Finanze di Carlo Emanuele II.
La porta è riccamente intagliata e adorna di fiori, frutta, animali e amorini, ma la cosa più interessante è il batacchio centrale che raffigura il diavolo che scruta i visitatori che bussano alla porta, mentre la parte finale è composta di due serpenti le cui teste si uniscono nel punto centrale.
La versione magica dice che il portone è comparso dal nulla una notte, quando un apprendista stregone pare avesse invocato le forze oscure e lo stesso Satana.
Il Diavolo, scocciato da questa invocazione, lo punì imprigionandolo dietro il portone che il malcapitato non riuscirà mai più ad aprire.
Oltre a questa, esistono anche delle altre leggende legate alla storia del portone.
Una risale all’inizio dell’Ottocento, durante l’occupazione francese.
Il maggiore Melchiorre Du Perril, che era entrato nel palazzo per consumare un pasto veloce, prima di partire con documenti segreti e importanti, mentre era atteso fuori dal portone dal suo cocchiere, non uscì mai più dal palazzo.
Si dice che vent’anni dopo, durante i lavori di ristrutturazione del palazzo, alcuni operai, abbattendo un muro, vi trovarono uno scheletro imprigionato e sepolto in piedi.
Un’altra leggenda è del 1790, quando il Palazzo apparteneva a Marianna Carolina di Savoia.
Durante una sontuosa festa di carnevale, una delle danzatrici che si esibiva per intrattenere gli ospiti cadde a terra pugnalata mortalmente e il colpevole non fu mai ritrovato né venne scoperta l’arma del delitto.
La notte stessa dell’omicidio si scatenò su Torino una tempesta di vento e pioggia culminata con lampi accecanti, tuoni fragorosi e vetri frantumati.
Un vento freddo soffiò nel palazzo e spense tutte le luci, al punto che gli invitati scapparono urlando.
Poco tempo dopo si vide un fantasma che si aggirava per le stanze del palazzo, quello della ballerina uccisa la notte della festa.
Sempre sulla storia del palazzo si narra che, nel Seicento, fosse sede della Fabbrica dei Tarocchi e, come conferma della magia nera legata al palazzo secondo gli esoteristi, la carta dei tarocchi associata al Diavolo è il 15, che era allora il numero civico del palazzo.
Coincidenza o no, ora l’autobus del servizio pubblico che passa da quella zona è proprio il numero 15.
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