Davide Lajolo piemontese dalle mille vite
Da Redazione TorinoFree.it
Luglio 29, 2016
Più di cento anni fa, in un caldo giorno di fine luglio, tra le colline del Monferrato, nacque Davide Lajolo, partigiano, marito e padre affettuoso, politico, ma soprattutto raffinato scrittore e biografo di Cesare Pavese, Beppe Fenoglio e Giuseppe Di Vittorio.
Davide Lajolo nacque a Vinchio, tra le colline del Monferrato, il 29 luglio 1912, da una famiglia di contadini e per tutta la vita fu molto legato al suo paese, che rievocò spesso nei suoi racconti.
Dopo aver studiato nei collegi salesiani, giunto all’ultimo anno Davide venne espulso per il suo carattere ribelle e dovette frequentare il Liceo Plana di Alessandria, allora luogo di ritrovo dei Gruppi universitari fascisti.
Con il grado di tenente dell’esercito italiano, Lajolo partecipò alla guerra di Spagna come corrispondente per Il popolo d’Italia e nel 1938, dopo essersi trasferito ad Ancona, iniziò a lavorare per il Corriere adriatico, la Sentinella adriatica e la rivista di poesia Glauco.
Nel 1939 Davide sposò Rosetta Lajolo, una sua compaesana e nel novembre 1942 nacque la figlia Laurana, cui dedicò la poesia che si chiude con “Tu nata d’autunno a fare primavera”.
Intanto Lajolo aveva pubblicato Bocche di donne e di fucili (1939) sulla guerra di Spagna e le raccolte poetiche Nel cerchio dell’ultimo sole (1940) e Ponte alla voce (1943).
Durante la seconda guerra mondiale, lo scrittore combatté in Grecia, Jugoslavia e Albania e scrisse molte poesie sul rifiuto della morte e della guerra, oltre che sulla fedeltà ai giovani commilitoni caduti.
Con l‘8 settembre 1943 Lajolo tornò a Vinchio e prese la difficile decisione di diventare un “voltagabbana” e cominciò a organizzare la guerriglia partigiana sulle sue colline, assumendo il nome di battaglia di Ulisse e diventando capo di stato maggiore dell’VIII e IX Divisione Garibaldi del basso Monferrato.
Finito il conflitto, Davide scrisse il volume di memorie sulla Resistenza Classe 1912 (1945), poi ristampato nel 1975 e nel 1995 con il nuovo titolo A conquistare la rossa primavera.
Nel maggio 1945 lo scrittore venne assunto come caporedattore a L’Unità di Torino e del 1948 al 1958 fu il direttore de L’Unità di Milano, che da quotidiano di partito si trasformò in un giornale popolare a larga diffusione, con anche una parte dedicata ad argomenti culturali e sociali.
Uno delle novità di Lajolo fu il ruolo fondamentale della terza pagina, alla stesura della quale collaboravano scrittori, poeti, artisti come Picasso, Quasimodo, Guttuso, Aleramo, Pavese, che univa l’aspetto letterario con l’ideologia di partito, senza dimenticare la cronaca e le inchieste sociali.
Inoltre Davide pubblicò una pagina settimanale dedicata alle donne e diede grande spazio ai racconti di Gianni Rodari nella Domenica dei piccoli.
Nel 1958 lo scrittore venne eletto deputato per il partito comunista e lo rimase per tre legislature, con anche la responsabilità di questore della Camera dei Deputati e membro della Commissione di vigilanza sulla RAI-TV.
Nel 1965 fu, con Sandro Pertini, membro della Commissione per l’acquisto di opere d’arte contemporanea, che lo portò a incrementare il patrimonio della Camera dei Deputati.
La carriera di scrittore di Lajolo ebbe una netta impennata nel 1960, quando pubblicò Il vizio assurdo, la biografia del suo caro amico Cesare Pavese, diventato il suo lavoro più conosciuto.
Per tutti gli anni Sessanta e Settanta lo scrittore lavorò ai suoi romanzi e saggi più noti, Il voltagabbana (1963), Come e perché (1968), I Rossi (1974), Finestre aperte a Botteghe oscure (1975), I mè (1977), Veder l’erba dalla parte delle radici, che vinse il Premio Viareggio per la letteratura (1977), Fenoglio Un guerriero di Cromwell sulle colline delle Langhe (1978) Di Vittorio Il volto umano di un rivoluzionario (1979) Conversazione in una stanza chiusa con Mario Soldati (1980), Conversazione in una stanza chiusa con Leonardo Sciascia (1981) e Conversazione in una stanza chiusa con Piero Chiara(1982).
In Ventiquattro anni. Diario di un uomo fortunato (1981) Lajolo raccontò il suo impegno politico e culturale e gli incontri con le personalità più importanti del suo tempo dal 1945 al 1969, poi pubblicò Pertini e i giovani (1983), Il merlo di campagna e il merlo di città (1983) e Gli uomini dell’arcobaleno (1984) sui pittori suoi amici, oltre ad essere consulente editoriale per le case editrici Rizzoli, Sperling e Kupfer, Frassinelli.
L’avventurosa vita di Davide Lajolo terminò a Milano il 21 giugno 1984, proprio nel primo giorno d’estate, due anni dopo l’amatissima moglie Rosetta, morta il 21 settembre 1982, alle soglie dell’autunno.
Oggi è sepolto nel cimitero di Vinchio, nella tomba di famiglia, con la frase “Dignità nella vita serenità nella morte” incisa sulla sua lapide.
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