Torino Un itinerario nel liberty di Pietro Fenoglio
Da Redazione TorinoFree.it
Luglio 18, 2016
Nato a Torino nel 1865, Pietro Fenoglio frequentò la Regia Scuola di applicazione per ingegneri di Torino, laureandosi nel 1889, per poi cominciare una lunga e intensa carriera nell’ambito architettonico della Torino di fine Ottocento.
Dopo aver preso parte all’organizzazione dell’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa di Torino del 1902, Fenoglio iniziò a interessarsi allo stile Liberty, realizzando numerosi interventi edilizi di carattere residenziale, e fu tra i fondatori di L’architettura italiana moderna, importante rivista di architettura.
La sua attività di progettista abbracciò anche il contesto dell’architettura industriale, nel 1912 divenne uno dei membri del Consiglio di Amministrazione della Banca Commerciale Italiana e fu tra i promotori della Società Idroelettrica Piemonte, fino alla morte, avvenuta a Corio Canavese il 22 agosto 1927.
Molte sono le case e i palazzi che oggi, a Torino, ricordano la figura di questo giovane e innovativo architetto.
Al numero 11 di Via Principi d’Acaja c’è la Casa Fenoglio – la Fleur, una casa-studio progettata da Fenoglio nel 1902, con le tipiche decorazioni floreali e le linee curve che caratterizzavano già il liberty francese, un grande bovindo, vetrate policrome tra le linee sinuose del ferro battuto, l’edicola in vetro, un terrazzino al portone interno, fino ai caloriferi in ghisa, tutti scelti con grande gusto e cura.
Fenoglio dopo poco tempo vendette la casa all’imprenditore francese La Fleur che vi abitò fino alla morte, poi la casa fu una delle sedi dell’associazione caritativa La Benefica e oggi ospita abitazioni private e studi professionali.
Il Villino Raby, al numero 6 di Corso Francia, venne costruito nel 1901 secondo un progetto di Pietro Fenoglio con la collaborazione dell’architetto Gottardo Gussoni.
Dal cancello alla ringhiera dello scalone interno, fino al grande bovindo, una rete di complesse trame, motivi geometrici e volute fitomorfe nascondono una struttura complessa e asimmetrica.
Dopo essere stato abitato da Michele Raby, il villino venne rimaneggiato con il passar degli anni e oggi è la sede dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino.
In Corso Giovanni Lanza, al numero 57, la Villa Scott è nota per essere stata la villa del bambino urlante, al centro del mistero del classico dell’horror italiano Profondo Rosso di Dario Argento.
Villa Scott fu commissionata nel 1902 a Pietro Fenoglio dall’industriale Alfonso Scott e si presenta con una scalinata d’ingresso molto elegante, che porta alla complessa struttura della villa, dove alternano torrette, terrazzi e bovindi in due ali di altezze diverse, con decorazioni tipiche dello stile liberty, in litocemento o in ferro battuto, con anche alcuni elementi neo-barocchi.
In Via Pier Dionigi Pinelli 68 si trova l’ottocentesco Birrificio Metzger, che venne ampliato e rimaneggiato nel 1903 da Fenoglio che combinò l’architettura industriale ottocentesca alle più recenti espressioni dello stile liberty.
Dopo i durissimi bombardamenti nella Seconda Guerra Mondiale e la successiva chiusura, ora il complesso ospita il Centro di Cultura Contemporanea di Torino, con un ampio teatro-sala concerti.
All’angolo tra Corso Galileo Ferraris e via De Sonnaz si trova la Casa Rey, un maestoso edificio di quattro piani, con le decorazioni che spaziano tra diversi registri stilistici, con i cornicioni a dente di lupo, gli elaborati pinnacoli fitomorfi, i delicati motivi floreali del portoncino d’ingresso e il massiccio bovindo in un insieme del tutto particolare.
Edificata nel 1904, la villa è la svolta nello stile stilistica di Fenoglio dal liberty verso l’eclettismo, grazie alle contaminazioni neo-barocche e neo-gotiche.
In provincia di Torino, al numero 345 di Corso Francia a Collegno, si trova il Villaggio Leumann, che era destinato ai dipendenti dell’omonimo cotonificio, con 59 villini divisi in 120 alloggi, una scuola, una palestra, una chiesa, una piccola stazione ferroviaria, un complesso di bagni pubblici e un albergo.
Fenoglio, che vi lavorò tra il 1875 e il 1907, vi lasciò dei segni chiarissimi della sua evoluzione artistica, con i moduli stilistici del liberty nei villini e nella stazione ferroviaria, mentre nella chiesa di Santa Elisabetta il rosone della facciata, elemento liberty, e l’ interno dove la decorazione geometrica si lega alle linee neo-gotiche delle trifore laterali, vedono l’arrivo all’eclettismo da parte dell’architetto torinese.
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