Il Museo di Arte Urbana a Torino compie 30 anni: il progetto con 190 opere all’aperto
Da Gianluca Rini
Marzo 13, 2025

Nel 1995, all’interno di Borgo Campidoglio a Torino, un dipinto murale dal titolo “Canto Metropolitano”, realizzato dal pittore Mercurio, dà l’avvio a una nuova stagione culturale. Quell’intervento, tracciato sulle pareti di una casa in un quartiere operaio di fine Ottocento, diventa il punto di partenza di un progetto destinato a trasformare vie e botteghe in uno spazio creativo diffuso.
Oggi, a tre decenni da quel primo segno di colore, il MAU Museo d’Arte Urbana conta 190 opere, disposte su 4.000 metri quadrati, e riunisce più di cento autori, giovani talenti e nomi già noti nel panorama artistico.
Una svolta nel quartiere
Il nome Museo d’Arte Urbana potrebbe far pensare esclusivamente alla street art, eppure l’idea originale nasce dalla visione di Edoardo Di Mauro, storico e critico d’arte scomparso alcuni anni fa. Voleva dare spazio soprattutto a pittori legati a forme espressive tradizionali, anche se si muovevano in un contesto a cielo aperto.
Fin dalla metà degli anni Novanta, Borgo Campidoglio ha così visto nascere un centro di aggregazione vitale che ha accolto artisti e professionisti, accendendo la curiosità di visitatori e residenti. Questa dimensione comunitaria ha favorito un dialogo costante tra chi abita il quartiere e chi, con pennelli o bombolette, ha lasciato un segno sulle pareti.
Il ruolo dei protagonisti locali e la spinta verso la pittura murale
Tra i fautori di questa sinergia si trova Pasquale Filannino, corniciaio e creatore di un murale proprio davanti alla sua galleria Arte Fiano. La sua iniziativa dimostra come commercianti e artigiani abbiano contribuito all’identità visiva del quartiere, offrendo sostegno concreto agli interventi artistici.
Con l’avanzare degli anni Duemila, l’interesse verso il muralismo si è intensificato e ha accolto figure note per le loro opere di strada, come Chekos’Art e Opiemme. Quest’ultimo, incline a unire immagini e versi in composizioni poetiche, ha partecipato a un tributo a Gianni Garino, falegname molto stimato nella zona.
Un percorso a cielo aperto che custodisce l’atmosfera ottocentesca
Trent’anni dopo la nascita del MAU, facciate, botteghe, vetrine e persino sedute urbane formano un circuito permanente di pitture e installazioni. I vicoli stretti e gli edifici storici conservano un fascino rimasto intatto dal XIX secolo, mentre i lavori artistici aggiungono un carattere sperimentale.
A Borgo Campidoglio, la quotidianità scorre in armonia con la ricerca creativa, offrendo un itinerario da scoprire passo dopo passo. L’intero quartiere, pur essendo circondato dal ritmo frenetico della città, conserva un’atmosfera rilassata e genuina, rendendo il MAU un’esperienza coinvolgente sia per chi abita lì sia per chi arriva in visita.
Gianluca Rini
Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dall'Italia e le realtà delle città del nostro Paese fino alla tecnologia e a tutto ciò che riguarda la cultura.