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Torino invasa dalle auto, 69 veicoli ogni 100 abitanti: i dati di Legambiente

Da Gianluca Rini

Marzo 01, 2025

Torino invasa dalle auto, 69 veicoli ogni 100 abitanti: i dati di Legambiente

La mobilità urbana di Torino, stando a recenti rilevazioni di Legambiente, sta generando alcune considerazioni rilevanti sul ruolo dei veicoli privati e sulle condizioni atmosferiche. Nel capoluogo piemontese, per ogni cento residenti, si contano 69 automobili, numero che supera di molto l’obiettivo fissato per il 2030, in cui ci si augurava di scendere al di sotto di quota 35. Sembra inoltre che nell’ultimo anno si sia verificato un incremento di otto punti nel rapporto tra autovetture e popolazione.

Questa tendenza influenza le abitudini di spostamento: molti cittadini continuano a preferire la macchina, malgrado una rete tranviaria di tutto rispetto, seconda soltanto a Milano per chilometri di binari e numero di convogli.

Sul fronte della condivisione dei mezzi, invece, la situazione si dimostra più incoraggiante: tra monopattini, scooter e auto condivise, chi desidera muoversi senza possedere un proprio veicolo può contare su oltre 7.000 soluzioni complessive, con più della metà funzionante a batteria.

L’alto tasso di motorizzazione

Nel panorama torinese, 69 auto ogni 100 abitanti costituiscono un dato che porta la città in cima a molte classifiche nazionali. Questo valore risulta praticamente il doppio rispetto al traguardo auspicato tra pochi anni, segnalando la necessità di ridurre la dipendenza dal veicolo privato.

Secondo Legambiente, questa evidenza rientra nel quadro più ampio della campagna Città2030, che tocca diversi centri urbani italiani per analizzare lo stato dell’arte negli spostamenti e negli interventi previsti. Alcuni osservatori ritengono che un potenziamento del trasporto pubblico e un maggiore incentivo allo sharing possano condurre a un uso più razionale della macchina.

Qualità dell’aria: tendenze attuali e possibili esiti

Sull’inquinamento atmosferico, i numeri raccolti dall’associazione ambientalista mostrano concentrazioni di polveri sottili e biossido di azoto che rientrano ancora nei parametri fissati dalle regole vigenti.

Ma Legambiente osserva che la prossima normativa europea richiederà riduzioni significative: un taglio del 25% riguardo alla media annuale di PM10 e un calo del 36% per il biossido di azoto. In prospettiva, località come Torino e Asti potrebbero incontrare ostacoli ancora più marcati, dato che alcune centraline (per esempio Rebaudengo e Lingotto) hanno già oltrepassato il tetto massimo di 35 giornate di sforamento annue, arrivando rispettivamente a 55 e 37.

A oggi, le medie annuali di molte città piemontesi rientrano nei limiti attuali. Con l’introduzione di standard più rigorosi, però, la situazione cambierebbe per quasi tutti i capoluoghi, a eccezione di pochi casi come Biella, Cuneo e Verbania.

Limiti europei: la situazione dei capoluoghi piemontesi

L’adeguamento ai nuovi requisiti continentali potrebbe dunque trasformare radicalmente la posizione di molte aree urbane. Il divario tra la situazione presente e i futuri riferimenti indica che la transizione potrebbe rivelarsi piuttosto impegnativa.

Riuscire a contenere gli agenti nocivi richiederà scelte strategiche, a partire dalla riduzione del numero di veicoli in circolazione fino a un rafforzamento dei trasporti collettivi e al rinnovamento del parco mezzi su gomma e su rotaia.

Per superare queste criticità, si guarda con attenzione a forme di spostamento più sostenibili e a progetti di rete ferroviaria capaci di rendere gli orari più stabili e gli itinerari puntuali. L’obiettivo, in definitiva, è bilanciare la necessità di muoversi con la tutela dell’ambiente, così da favorire una migliore vivibilità nelle aree urbane.

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Gianluca Rini

Sono laureato in Comunicazione e Multimedia e in Scienze Turistiche, ho conseguito un Master in Giornalismo e Comunicazione. I miei interessi vanno dall'Italia e le realtà delle città del nostro Paese fino alla tecnologia e a tutto ciò che riguarda la cultura.

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