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La Grecia a Torino e i piatti tipici per il Natale

Da Claudio Pasqua

Dicembre 20, 2024

La Grecia a Torino e i piatti tipici per il Natale

La storia degli italiani nati in Grecia e divenuti profughi a Torino affonda le sue radici soprattutto negli eventi drammatici che seguirono la Seconda guerra mondiale e i conseguenti mutamenti territoriali. Tra gli episodi più significativi per comprendere questo fenomeno troviamo la vicenda delle isole del Dodecaneso, che dal 1912 al 1947 furono sotto il controllo italiano. Queste isole – tra cui Rodi, Kos, Lero, Calimno e altre – avevano sviluppato nel corso del ventennio fascista e dell’immediato secondo dopoguerra una comunità italiana integrata, composta non solo da funzionari, militari e amministratori inviati dalla madrepatria, ma anche da famiglie che vi si erano stabilite in modo permanente. Molti bambini nacquero su queste isole quando erano ancora amministrate dall’Italia, ottenendo così la cittadinanza italiana e crescendo in un contesto misto, contraddistinto da influenze culturali sia italiane sia greche.

Con la fine del conflitto e il trattato di Parigi del 1947, l’Italia dovette cedere il Dodecaneso alla Grecia. Questo cambiamento geopolitico ebbe conseguenze dirette e traumatiche sui cittadini italiani residenti nelle isole. Pur non trattandosi di una “deportazione” in senso stretto, la nuova situazione rese complicata la permanenza di chi si sentiva italiano o temeva per il proprio futuro. Non tutti erano sradicati: esistevano famiglie che, seppur con cognomi italiani, erano ormai legate all’ambiente greco, ma per molti la prospettiva di vivere sotto una nuova amministrazione, con un differente quadro politico e giuridico, appariva incerta. In particolare, chi si era inserito nelle strutture amministrative, scolastiche o militari italiane si vide improvvisamente privato del proprio ruolo e di opportunità di lavoro. Da qui la decisione di numerose famiglie di “rimpatriare”, o meglio di rifugiarsi in Italia, pur se per molti di quei figli d’Italia nati in Grecia il “ritorno” era in realtà un vero e proprio esodo verso terre per loro sconosciute.

L’arrivo in Italia non fu semplice. Il Paese era ancora alle prese con la ricostruzione post-bellica, la povertà diffusa e la penuria di alloggi. I profughi provenienti dal Dodecaneso – spesso indicati, insieme ad altre comunità di esuli, come italiani all’estero rientrati forzatamente – furono talvolta accolti in centri di raccolta, edifici requisiti o sistemazioni temporanee messe a disposizione dalle autorità. In questo contesto, le grandi città industriali del Nord, come Torino, offrirono qualche opportunità in più: la presenza di grandi fabbriche (la FIAT in primis), la domanda di manodopera e un sistema urbano più stratificato consentirono a molti di questi profughi di trovare un impiego e di avviare un graduale processo d’integrazione.

A Torino, gli italiani nati in Grecia portarono con sé non solo la memoria di una terra natale lontana ma anche un bagaglio culturale composito: lingue, dialetti, usanze, ricette e tradizioni apprese in territorio ellenico. Non si trattò di una comunità compatta e facilmente riconoscibile, ma di un insieme di storie individuali e familiari: alcuni riuscirono a farsi strada nell’industria, altri aprirono piccole attività commerciali o artigiane, altri ancora si dedicarono all’insegnamento o all’impiego pubblico.

Con il passare del tempo, i figli e i nipoti di questi profughi si radicarono nel contesto torinese, perdendo progressivamente il legame diretto con la Grecia natia dei loro genitori. Tuttavia, la storia degli italiani nati in Grecia e rifugiatisi a Torino resta una vicenda significativa, testimone dei complessi intrecci identitari e politici del secondo dopoguerra: un esempio di come le vicende internazionali possano modificare destini individuali e familiari, generando nuove comunità, nuove ibridazioni culturali e nuove narrazioni nello scenario italiano del dopoguerra.

La cucina Greca

La cucina greca è profondamente legata alla tradizione mediterranea, caratterizzata da ingredienti semplici e genuini, come olio d’oliva, verdure, pesce e legumi, ma anche da influenze del Medio Oriente e dei Balcani. Ne emergono piatti equilibrati, saporiti e ricchi di storia, espressione di un territorio complesso e vario. Fra le specialità più note si trovano pietanze come la moussaka, il souvlaki, la pita con gyros, lo tzatziki, le foglie di vite ripiene (dolmades), la horiatiki salata (l’insalata greca classica con pomodori, cetrioli, peperoni, olive e feta) e la spanakopita (torta salata con spinaci e feta avvolti in pasta fillo).

Oltre ai piatti salati, la gastronomia greca presenta una tradizione pasticciera molto ricca e varia, spesso caratterizzata dalla presenza di spezie, miele, sciroppi di zucchero, pasta fillo e frutta secca (noci, mandorle, pistacchi). I dolci greci hanno subito, nel corso dei secoli, l’influenza delle culture vicine, soprattutto quella ottomana, dando vita a un repertorio di dessert che coniuga sapori antichi e tecniche tradizionali. Di seguito alcuni dei più caratteristici dolci greci:

1. Baklava
Forse il più celebre dolce di origine mediorientale, diffuso in tutta l’area balcanica e del Levante, il baklava è un dessert a base di sottili strati di pasta fillo, imburrati e alternati con un ripieno di frutta secca tritata (noci, mandorle o pistacchi, a seconda della zona), poi cotto al forno e infine irrorato con uno sciroppo di miele e aromi di agrumi o acqua di rose. Il risultato è un dolce estremamente fragrante, dolce e profumato, con un irresistibile contrasto tra la croccantezza esterna e la morbidezza interna.

2. Galaktoboureko
Questo dolce, dal nome un po’ complesso, è uno dei più apprezzati in Grecia. Si tratta di una preparazione a base di semolino cotto nel latte, che va a formare una crema liscia e delicata. Questa crema viene poi avvolta in strati di pasta fillo imburrata e cotta al forno. Una volta sfornato, il galaktoboureko viene irrorato con uno sciroppo di zucchero e limone, a volte aromatizzato con cannella, creando un insieme di sapori leggeri e raffinati, con la pasta croccante e il cuore morbido di crema.

3. Kataifi
Simile al baklava per gli ingredienti, il kataifi si distingue per l’utilizzo di una particolare pasta che assomiglia a sottili fili di pasta fillo sfilacciata. Questa pasta viene avvolta attorno a un ripieno di noci o mandorle tritate e poi cotta e inzuppata in sciroppo di miele aromatizzato con limone e cannella. La struttura filamentosa regala una consistenza originale e un aspetto molto caratteristico, oltre a un sapore ricco e avvolgente.

4. Loukoumades
I loukoumades sono piccoli bignè fritti, estremamente soffici, di solito rotondi, serviti caldi e immersi in uno sciroppo di miele. Spesso vengono guarniti con una spolverata di cannella o semi di sesamo. Questi dolci sono spesso preparati durante feste e sagre, e ricordano i fritti tipici della tradizione italiana o di altri paesi mediterranei. Sono perfetti da gustare in compagnia, magari accompagnati da un caffè greco.

5. Diples
Le diples sono strisce di pasta sottili, fritte nell’olio finché non diventano dorate e croccanti, quindi bagnate nel miele e cosparse di noci tritate e cannella. La loro forma caratteristica (arrotolate o ripiegate su sé stesse, da cui il nome “diples” che significa “pieghe”) e la loro semplicità le rendono un dolce immancabile soprattutto durante le festività, come i matrimoni e il periodo natalizio.

6. Halva
La halva (o halvas) in Grecia viene solitamente preparata con semolino, zucchero o miele, olio e mandorle o altra frutta secca. La sua consistenza è piuttosto compatta ma friabile, e il sapore ricorda il caramello e la nocciola. Esiste anche la variante a base di tahina (pasta di semi di sesamo), diffusa in tutto il Medio Oriente e nei Balcani, che aggiunge una nota lievemente tostata.

7. Loukoumi (o Turkish Delight)
Pur non essendo originario della sola Grecia, il loukoumi è molto diffuso nel Paese. Si tratta di morbidi cubetti gelatinizzati a base di amido e zucchero, aromatizzati con acqua di rose, agrumi o altri sapori, poi spolverati di zucchero a velo. È un dolce da gustare con calma, spesso servito insieme a un caffè greco o a un bicchierino di acqua, un gesto di ospitalità nelle case elleniche.

8. Ravani (o Revani)
Il ravani è una torta soffice di semolino, spesso aromatizzata con arancia o limone, cotta al forno e poi imbevuta in uno sciroppo zuccherino che la rende umida e profumata. Spesso viene servita a cubetti, anche accompagnata da gelato o crema, ed è particolarmente amata per la sua semplicità e il gusto intenso di agrumi.

Per finire vorrei parlare dei Kourabiedes (o Kourabie), i miei biscotti preferiti! 

I kourabiedes (singolare: kourabies) sono un tipico biscotto greco dalla consistenza friabile, solitamente consumato durante il periodo natalizio, ma apprezzato tutto l’anno per la loro semplicità e golosità. Questi dolci derivano il loro nome dalla parola turca “kurabiye”, termine che indica appunto un biscotto friabile e zuccheroso, a testimonianza delle molteplici influenze culturali e culinarie che caratterizzano la gastronomia greca.

Caratteristiche principali:

  • Ingredienti base: I kourabiedes si preparano con farina, burro di ottima qualità (spesso di pecora o capra in alcune zone, ma comunemente di vacca), zucchero a velo e mandorle tostate tritate. Talvolta è possibile trovare varianti con aggiunta di aroma di vaniglia o acqua di fiori d’arancio.
  • Consistenza e sapore: L’impasto, una volta cotto, crea un biscotto dalla consistenza scioglievole, friabile e burrosa, con un gusto delicato e leggermente nocciolato, grazie alle mandorle.
  • Aspetto: I kourabiedes hanno solitamente forma tondeggiante o leggermente appiattita, a volte con una piccola incisione centrale. Dopo la cottura vengono ricoperti abbondantemente di zucchero a velo, che conferisce l’aspetto candido e “innevato” tipico di questi biscotti.
  • Occasioni di consumo: Benché legati alle festività natalizie, i kourabiedes sono popolari tutto l’anno e spesso vengono serviti con un caffè greco o un tè. In molte famiglie greche, la preparazione dei kourabiedes durante il periodo delle feste è un rituale atteso, un momento di convivialità e tradizione.

Origini e influenze culturali:
La presenza linguistica del termine “kourabie” in varie aree del Mediterraneo e del Vicino Oriente (Turchia, Balcani, Persia) racconta una storia di scambi commerciali, dominazioni e flussi di popolazioni. Questo biscotto, nelle sue diverse varianti, è infatti diffuso in vari Paesi, ciascuno con piccole differenze negli ingredienti o nelle tecniche di preparazione. La versione greca dei kourabiedes, pur condividendo alcune radici con altre tradizioni, si è affermata come elemento identitario della pasticceria ellenica, arricchendo la tavola delle feste con un dolce gustoso e dalla grande semplicità.

Consigli di preparazione:
Per ottenere i kourabiedes perfetti, due sono le attenzioni fondamentali:

  1. Burro di qualità: Essendo l’ingrediente principale, deve essere freschissimo e possibilmente di buona qualità. Un burro profumato rende i biscotti più aromatici.
  2. Mandorle tostate: L’utilizzo di mandorle intere leggermente tostate e poi tritate aggiunge una nota croccante e un aroma particolare, contrastando la dolcezza dello zucchero.
    Dopo la cottura, i biscotti devono essere lasciati raffreddare prima di ricoprirli con abbondante zucchero a velo, così da mantenere la loro fragranza.

In conclusione, i kourabiedes sono molto più di un semplice biscotto: rappresentano un elemento culturale, un tratto identitario della pasticceria greca, e un simbolo di festa, ospitalità e calore familiare. Perfetti da gustare in compagnia, questi dolci fanno parte di quel patrimonio culinario che rende la Grecia un Paese ricco di sapori, storia e tradizioni.


Questi dolci, così come i piatti salati, raccontano la storia della cucina greca, fatta di contaminazioni, tradizioni secolari e una vocazione per i sapori genuini. L’uso generoso di miele, mandorle, pistacchi, noci e cannella, unito alla pasta fillo e allo sciroppo zuccherino, crea quell’inconfondibile “tocco ellenico” che li rende riconoscibili e amati in tutto il mondo.

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Claudio Pasqua

Giornalista scientifico. Direttore ADI - Agenza Digitale Italiana

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