Plastica negli oceani e le reali conseguenze per la nostra salute
Da Federica Felice
Giugno 08, 2022
Oggi si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani, i quali ricoprono il nostro pianeta per il 70% della superficie. Ma il grande nemico che rovina le nostre acque è la maledetta plastica. Quanta ne produciamo e quanta finisce nei nostri mari? Ma soprattutto: siete a conoscenza delle reali conseguenze sulla vostra salute?
Plastica in mare: i dati dell’inquinamento 2022
Nonostante la maggiore sensibilizzazione e attivazione da parte dei cittadini in tutto il mondo, i quali si adoperano per una vita possibilmente più (eco)sostenibile e cercano di sfruttare al massimo l’economia circolare, il problema di fondo rimane: il consumismo. Questo fattore fa sì che, oltre all’energia impiegata e quindi maggiore inquinamento nell’ambiente, platiche e microplastiche, anche le più piccole, si disperdano nelle nostre acque, ergo nell’ambiente e fino al nostro organismo.
Secondo i dati del WWF (World Wildlife Fund), produciamo ogni anno circa 450 milioni di tonnellate di plastica. Di questi, 8 milioni di tonnellate finiscono proprio negli oceani. E, al di là dei danni alla flora marina, le conseguenze ricadono soprattutto sulla fauna. Sono 700 le specie attaccate dall’inquinamento delle materie plastiche. Inoltre, se continuiamo così, entro il 2050 la contaminazione dei mari sarà 4 volte tanto quella odierna. Una catastrofe.
Ma non solo, perché a livello globale e dopo la Cina, l’Europa ha il primato per la produzione della plastica. Solo nel Mediterraneo vengono “scaricati” 229 milioni di tonnellate di plastica ogni anno. E, purtroppo, contiene anche la più alta concentrazione di microplastiche (1,9 milioni di frammenti per metro quadrato) mai rilevata tra gli abissi marini.
E i Paesi più inquinanti nel bacino sono proprio:
- Egitto, 32%;
- Italia, 15%;
- Turchia, 10%. (Report WWF).
Da pochi anni si è bandito l’uso di buste di plastica nei supermercati e negozi. Questo perché una semplice busta che utilizziamo per pochissimo tempo, solo alcuni minuti, quando finisce in mare, ci mette secoli per “smaltirsi” nell’ambiente. Ma non finisce qui, poiché le conseguenze di questa plastica negli oceani riflettono anche sulla nostra salute, a posteriori.
I danni della plastica sull’uomo: come ce la mangiamo
Non solo in tutti i mari del mondo, ma le microplastiche finiamo per mangiarcele noi, alla fine. Come?
Il materiale plastico una volta in mare, inizia a degradare con l’esposizione diretta alla luce solare; il processo è lento e la plastica si riduce in pezzi ridotti fino al mezzo centimetro, per poi lasciarsi trasportare e diffondere in tutta la vasca d’acqua circostante.
Viaggiando nei mari, continuano il loro processo di decomposizione fino a scomporsi in particelle minuscole, le microplastiche appunto, le quali si introducono nei corsi d’acqua potabile e si disperdono nell’aria che respiriamo.
Perciò, la plastica in mare, quella che buttiamo, ci torna indietro fino ad inquinare il nostro stesso organismo oltre che l’ambiente.
Da gennaio di questo 2022 è entrata in vigore la Direttiva UE che sancisce il divieto di plastica monouso. È sicuramente un passo avanti, ma ogni persona dovrebbe adottare e uno stile di vita plastic-free. È sicuramente difficile, per numerose ragioni, ma dove si può, è necessario evitare il consumo e l’utilizzo del materiale plastico.
In generale, il grosso problema è che in molte Nazioni ancora non esiste la raccolta differenziata e quindi la plastica non può venire riciclata; inoltre, bisognerebbe puntare anche sul riutilizzo stesso della plastica che già abbiamo (bottiglie PET). In questo modo si ridurrebbe notevolmente la percentuale di plastica in mare.
La (micro)plastica c’è ma non si vede
La maggior parte delle persone pensa alla plastica solo sotto in forma di imballaggi, bottiglie, reti, sacchetti, giocattoli… In realtà la (micro)plastica è quasi onnipresente. Difatti, con le dimensioni inferiori al millimetro, possono infiltrarsi ovunque. Di seguito una lista dei prodotti che contengono questo materiale dannoso:
- creme solari, cosmetici e creme per il viso/corpo, esfolianti;
- materiale tessile (abbigliamento sintetico, tessuti rivestimenti);
- arredamento – mobili;
- contenitori bevande e biberon;
- bustine thè e tisane;
- frutta, ortaggi, cibo (pesce);
- pacciame agricolo.
Praticamente conviviamo con la microplastica, la beviamo anche dall’acqua del rubinetto oltre che mangiarcela. Questo dovrebbe far riflettere su quanto siamo inquinati e quanto vicino e reale è questo grosso problema.
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Federica Felice
Formata come Interior&Garden Designer, ho frequentato un corso di giornalismo che mi ha permesso di prestare servizi come copywriter e ghostwriter. Sono curiosa di natura e, tra i diversi interessi, ho la passione per la fotografia e i libri/film gialli.
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